Il maschile contro il femminile, la provincia contro la città, l’uomo contro l’animale
La visita può essere tranquillamente annoverato tra i capolavori (più o meno) sconosciuti della commedia all’italiana. Il film di Pietrangeli, infatti, oltre a essere bellissimo, è opera assai strana e particolare: un po’ francese, un po’ anticipo della commedia sexy, un po’ piena di frange malinconiche fuori tempo massimo, è il racconto di due giovani adulti che si incontrano dopo aver dialogato a lungo per corrispondenza attraverso quei velatamente pruriginosi annunci che tanto andavano di moda prima dell’era Tinder/Meetic.
Non si può innanzitutto non rimanere ammaliati dall’interpretazione pazzesca di Sandra Milo, che è Pina (nome che in qualche modo traccia una linea diretta con il futuro universo fantozziano), una trentaseienne (anzi, trentacinquenne, come scrive nel primo annuncio per mascherare un po’ l’età che lievemente avanza) posatamente procace, truccata e armata di fondo schiena-protesi che la rende perfetta nell’identificare la piccolo-borghesia femminile emiliana degli anni della congiuntura. Non si può nemmeno non amare quella di François Périer, che è Adolfo, impiegato in una libreria di Roma, dal baffetto che amplifica il motivo per cui abbia quel nome proprio e non un altro, e dall’antipatia assicurata (ma poi si scoprirà che è solo una facciata del suo vero essere). Infine, è impossibile pure non rendersi conto di come il tema centrale della solitudine sia velatamente dolce e goffo, tanto da farcene desiderare ancora e ancora una volta terminata la visione. Ma forse il valore assoluto del film sta nella messa in scena sogghignante di quello che si manifesta come uno scontro morale dalle tante superfici: il maschile contro il femminile, la provincia contro la città, l’uomo contro l’animale, il raffinato contro il trascurato, il gentile contro il rozzo, il bianco contro il nero, l’italiano contro il dialetto. E allora La visita si trasforma magicamente in un prezioso oggetto con il quale fare i conti nel momento in cui si abbia la necessità di capire al volo cosa volesse dire vivere, all’inizio degli anni Sessanta del secolo scorso, in un paese come l’Italia; pieno zeppo di contraddizioni, ma continuamente vivo e vitale nel suo sentimento unico – anche se un po’ ipocrita – del “nonostante tutto, volemose bbene”. Perché, alla fine, dietro quel prospetto, si vivevano drammi interiori ed esistenziali che avevano a che fare più con l’intero mondo occidentale che con uno dei suoi singoli territori, mostrando come l’italiano/a medio/a fosse più intriso/a di modernità di quanto si potesse credere.
La visita [id., Italia 1963] REGIA Antonio Pietrangeli.
CAST Sandra Milo, François Périer, Gastone Moschin, Mario Adorf, Didi Perego.
SCENEGGIATURA Antonio Pietrangeli, Ruggero Maccari, Ettore Scola. FOTOGRAFIA Armando Nannuzzi. MUSICHE Armando Trovajoli.
Commedia, durata 110 minuti.