36° Torino Film Festival, 23 novembre – 1 dicembre 2018, Torino
Tra misticismo e politica
L’horror è uno dei generi cinematografici che meglio si prestano a metafore e interpretazioni di carattere sociopolitico, come per esempio ben dimostrano i lavori di George A. Romero e di John Carpenter. E in questo senso, non fa eccezione neanche Mandy, opera seconda di Panos Cosmatot presentata al 36° Torino Film Festival in After Hours.
Ambientato nel 1983 in una zona rurale degli Stati Uniti, il film racconta di una coppia (Red Miller e Mandy Bloom) interessata al misticismo che una notte viene rapita da una banda di fanatici cristiani dedita a massacri e riti sacrificali. Da questo momento nulla sarà più lo stesso tra lotta per la sopravvivenza, morte e desiderio di vendetta.
Narrativamente diviso in due parti (una più mistica dedicata alla quotidianità della coppia, una più splatter incentrata sul rapimento e le sue conseguenze), il titolo in questione è costantemente avvolto in un’atmosfera onirica e allucinatoria che – con la sua fotografia antirealista, il suo ritmo compassato e la sua colonna sonora ipnotica – mira tanto a esaltare la psiche alterata dei vari personaggi quanto ad alludere a forze misteriose e sovrannaturali che forse guidano le azioni dei protagonisti.
Ma nonostante il misticismo di fondo, l’opera contiene anche degli evidenti sottotesti politici riguardanti i fantasmi mai realmente sopiti di un’America (soprattutto quella di provincia) violenta e sanguinosa, fanatica e reazionaria. Un elemento tematico che emerge soprattutto con l’entrata in scena della setta, che se per i suoi atti atroci e la sua follia ricorda quella guidata da Charles Manson, per il suo assoluto estremismo può indirettamente rimandare ai suprematisti bianchi e al Ku Klux Klan. Risulta dunque evidente che l’opera in questione sia anche una riflessione sui mali più atroci degli States, sugli episodi più bui della sua Storia e sul loro riemergere nella sua contemporaneità tra massacri, scontri razziali e fanatismi di ogni genere.
In tale direzione, anche l’atmosfera inquietante sopra descritta sembra avere un ruolo, soprattutto nella seconda parte, quando lo stile ipnotico e sanguinoso di Cosmatot immerge lo spettatore nell’incubo vissuto dai protagonisti e, più indirettamente, nell’incubo del Paese. Un climax, quello del film, che viene parzialmente interrotto solo nei pochi momenti autoironici, i quali permettono al pubblico di distaccarsi – anche solo per qualche istante – dall’angoscia che permea la maggior parte del lavoro.
Tutte caratteristiche che fanno di Mandy un horror al tempo stesso mistico e politico, ironico e inquietante, curato nelle atmosfere e stratificato nei contenuti, risultando per questo uno dei titoli più interessanti e affascinanti visti durante la kermesse torinese.
Mandy [id., Belgio/USA 2018] REGIA Panos Cosmatot.
CAST Nicolas Cage, Andrea Riseborough, Linus Roache, Ned Dennehy, Olwen Fouéré.
SCENEGGIATURA Panos Cosmatos, Aaron Stewart-Ahn. FOTOGRAFIA Benjamin Loeb. MUSICHE Jóhann Jóhannsson.
Horror, durata 120 minuti.