ANOTHER BRICK IN THE WALL
Yankees e russi Go Home!
Nel 1939 Billy Wilder sceneggia per Ernst Lubitsch la commedia romantica pre-guerra fredda Ninotchka; nel 1949 dirige Intrigo internazionale, una feroce love story ambientata nella Berlino dell’immediato dopoguerra appena liberata dagli eserciti alleati, per poi ambientare nel 1957 il suo Stalag 17 – L’inferno dei vivi in un campo di prigionia tedesco.
Tematiche e ambientazioni ricorrenti quindi quelle legate alla contemporaneità della storia d’Europa, come se in qualche modo Wilder volesse ricordare la sua condizione di mitteleuropeo emigrato dando una continua testimonianza e una rilettura feroce e beffarda della drammatica storia recente della Germania, della divisione in due blocchi del mondo in generale e in particolare dell’Europa che la viveva, prima e durante la guerra fredda, sulla propria pelle. Pare quindi in qualche modo inevitabile che il regista volesse dire la sua anche sul Muro di Berlino. Queste tematiche tornano infatti sotto forma di farsa feroce proprio nel 1961 con Uno, due, tre!, forse non tra i migliori film in assoluto del nostro – classifica che del resto è una bella lotta –, ma sicuramente tra i più cattivi.
La satira politica emerge con la chiarezza di battute e dettagli espliciti dalle pieghe della farsa e della commedia sentimentale “in terza persona” dove il protagonista e vittima non è uno dei due innamorati, ma un osservatore tutt’altro che passivo: McManara (un ottimo James Cagney), il responsabile della sede tedesca della Coca-Cola che deve nascondere al grande capo di Atlanta il fatto che la figlia, a lui affidata, abbia sposato un convinto militante comunista di Berlino Est.
Se l’evidente sottofondo propagandistico a favore del blocco occidentale non pesa ed emerge fino ad un certo punto è perchè Wilder e il fido sceneggiatore I.A.L. Diamond dividono quasi in parti uguali tra i due blocchi le frecciate e la cattiveria. È ridicola la rappresentazione dell’Est comunista tanto quanto è più o meno sottilmente feroce la rappresentazione dell’ipocrisia, del cinismo e del materialismo più puro di chi vive a Ovest della Porta di Brandeburgo, vittime di un fuoco di fila di battute. Decisive sono la centralità della finzione e la necessità della recita, il vero punto di collegamento tra il cinema di Lubitsch e quello di Wilder. Dalle menzogne di Quando la moglie è in vacanza al travestitismo di A qualcuno piace caldo fino alle recite de L’appartamento e di Irma la dolce o alle truffe di Non per soldi… ma per denaro, la finzione necessaria per sopravvivere diventa così lo strumento preferito dal regista per dipingere la condizione tipica dell’uomo comune e le sue doppie facce, diventando cassa di risonanza per trattare ironicamente questioni più vaste. Uno, due, tre! ne è un esempio esilarante e dai tempi perfetti, frizzante come la Coca-Cola senza però lasciare il tipico retrogusto dolciastro.
Uno, due, tre! [One, Two, Three!, USA 1961] REGIA Billy Wilder.
CAST James Cagney, Pamela Tiffin, Horst Buchholz, Arlene Francis, Howard St. John, Hanns Lothar.
SCENEGGIATURA I.A.L. Diamond, Billy Wilder. FOTOGRAFIA Daniel L. Fapp. MUSICHE André Previn.
Commedia, durata 104 minuti.