Molto vicini, molto distanti
Due uomini sono affascinati da un fiorellino giallo: lo ammirano, poi lo annusano, poi lo abbracciano. Improvvisamente uno dei due decide di non dividere quell’esperienza con l’altro: erige una staccionata, usa le travi di legno come arma per difendere ciò che lui ritiene essere una conquista. Poi entrambi arrivano alle mani e più lo scontro diventa feroce (con tanto di case e famiglie distrutte) più il fiore passa in secondo piano, calpestato, dimenticato eppure, proprio per questo oblio che lo avvolge, capace di trionfare nel finale. La storia è quella di Neighbours, cortometraggio in stop motion di Norman McLaren del 1952 che trovate linkato al termine di questo articolo ma è, in fondo, il racconto di ogni guerra e, in particolare, di ogni muro.
Con lo speciale di novembre ricordiamo, trent’anni dopo, la caduta del Muro di Berlino, ma l’occasione ci sembrava ghiotta per interrogarci e interrogarvi sulla presenza, ancora purtroppo massiccia, di barriere nel mondo. Nello speciale troverete dunque sì l’immancabile Good Bye, Lenin! di Wolfgang Becker (2003) ma anche La zona di Rodrigo Plá (2007) dove il muro separa la parte benestante di Città del Messico dalla miseria che la circonda, fino a vedere come il confinamento diventi show business con il Grande Fratello.
Così come il Muro di Berlino non è sineddoche di tutti i muri, la sua caduta (datata 9 novembre 1989) non produce la fine delle divisioni interne alle nazioni. Al contrario, basta una rapida ricerca per imbattersi in mappe come quella riportata in questo articolo, realizzata dall’associazione UQAM (Chaire Raoul Dandurand en études stratégiques et diplomatiques dell’Università del Québec a Montréal). Esistono muri in Africa, in Europa, in Asia e non parliamo della Grande Muraglia ma, per esempio, di quello lungo 3.300 km costruito tra India e Pakistan o della barriera elettrificata che separa l’enclave spagnola di Ceuta e il Marocco, arrivando alla cortina che divide Stati Uniti e Messico, tornata alla ribalta con Trump ma mai abbattuta da Obama, nonostante i due mandati e un Nobel per la Pace.
Il muro, evidentemente, è ancora ritenuto il più efficace strumento di controllo nel regno umano e quale arte può, meglio delle altre, accogliere una simile provocazione se non il cinema, che non è ancora riuscito ad abbattere il suo – la quarta parete – senza provocare effetti disturbanti? Evidentemente là dove il grado di illusione è maggiore (Stati Uniti über alles) per tenere in vita tale illusione è necessario che una parte – che è poi quella che subisce il muro – non vi abbia accesso. Infatti, sia per Lenny Belardo che in The Young Pope si cela ai fedeli dietro le mura del Vaticano, che per i proprietari delle ville messicane raccontati da Plá, ossessionati dalla preservazione del loro status, più che dei loro averi, la minaccia maggiore è la creazione di una breccia capace di annullare le distinzioni. Guardate Neighbours e capirete.