Dentro la lotta
Nonostante il lavoro sia una delle questioni più importanti e più problematiche della nostra società, soprattutto in tempo di crisi economica e di precarietà, in questi anni il cinema sembra essersene occupato relativamente poco, se non in casi sparsi e sporadici, come per esempio l’italiano Tutta la vita davanti di Paolo Virzì, il britannico In questo mondo libero di Ken Loach o il portoghese A fábrica de nada di Pedro Pinho.
Risulta dunque quasi sorprendente vedere oggi un film come In guerra di Stéphane Brizé (regista di un altro film sul lavoro, La legge del mercato), opera incentrata sulla lotta di alcuni operai francesi che rischiano di essere licenziati perché i dirigenti della loro azienda vogliono chiudere la fabbrica per trasferirla in Romania.
Una vicenda che l’autore francese narra escludendo quasi completamente le vite private dei personaggi per concentrarsi maggiormente sulla loro battaglia, sulle loro trattative con il governo e con la ditta, oltre che sui loro conflitti interni, in un racconto amaro dal quale emerge l’impotenza (più o meno complice) dello Stato nei confronti dei privati, la complessità della struttura industriale nell’era della globalizzazione, la rilevanza dei mass media e la divisione tra i sindacati più radicali e quelli più moderati.
Il tutto raccontato tramite uno stile di regia energico e “immersivo” – per certi aspetti non lontano da quello di Abdellatif Kechiche –, in cui la cinepresa sta in mezzo ai personaggi per seguirli da vicino nei loro movimenti, nei loro sguardi e nei loro dialoghi, in quella che è una modalità di ripresa che trasmette allo spettatore la sensazione di stare con i protagonisti e di vivere gli eventi insieme a loro.
E anche quando la narrazione deve necessariamente fare dei “riassunti” o delle premesse, il cineasta transalpino crea dei finti servizi giornalistici costituiti dalle inquadrature “sporche” e dagli stacchi “frettolosi” tipici dei telegiornali, dando in questo modo al pubblico l’impressione di vedere qualcosa di veramente accaduto.
Tutti elementi che aumentano l’effetto di realtà e che, contemporaneamente, aiutano a coinvolgere emotivamente lo spettatore. Un risultato, quest’ultimo, al quale contribuiscono anche l’intensa interpretazione di Vincent Lindon e – soprattutto – l’uso molto marcato della musica rock extradiegetica nei momenti più concitati; una scelta che – al contrario delle altre – rende palese ed evidente il gesto creativo alla base di tale progetto filmico.
Il risultato finale è un’opera lucida ma non didascalica, arrabbiata ma non retorica, realista ma non piatta, che riesce a unire ricchezza di contenuti, forza stilistica e presa emotiva. Un’ibridazione non scontata, soprattutto nel cinema politico e militante.
In guerra [En Guerre, Francia 2018] REGIA Stéphane Brizé.
CAST Vincent Lindon, Mélanie Rover, Jacques Borderie, David Rey, Olivier Lamaire.
SCENEGGIATURA Stéphane Brizé, Olivier Gorce, Xavier Mathieu. FOTOGRAFIA Eric Dumont. MUSICHE Bertrand Blessing.
Drammatico, durata 113 minuti.