SOUNDS GOOD
Il cadavere dietro la porta
Carl Theodor Dreyer sosteneva che se immaginassimo di essere seduti in una stanza qualsiasi di un’abitazione qualsiasi e qualcuno, all’improvviso, ci dicesse che dietro una delle porte di quella stessa stanza si trova un cadavere, l’ambiente circostante si modificherebbe all’istante. Ogni cosa apparirebbe dunque da una differente prospettiva: la luce, l’atmosfera, gli oggetti. Questo accadrebbe perché noi − una volta venuti a conoscenza di quella terrificante notizia − saremmo cambiati e di conseguenza tutto quello che percepivamo in un certo modo avrebbe a sua volta modificato la propria forma.
Il lavoro effettuato sul sonoro dal regista danese in Vampyr tiene dunque particolarmente presente questo tipo di osservazione e cerca di fare il possibile perché ogni dettaglio risulti utile alla dimostrazione di questa specie di teorema. Si sa, d’altronde, che in un film dell’orrore la nostra paura e il nostro inconscio tribolano mediamente molto di più che in un film di altro genere. E allora ecco che Dreyer, conoscendo bene la questione, agisce su due piani: da una parte rende le voci e i dialoghi qualcosa di astratto e di estremamente schematico; sembra infatti di assistere ogni volta a conversazioni provenienti direttamente dall’aldilà. Vero è che potrebbe stare alla base di questa impostazione la necessità di rendere molto più pratico l’uso della sceneggiatura (il film fu infatti girato contemporaneamente in tre lingue diverse), ma c’è senza dubbio un aspetto funzionale ed è appunto quello di creare un’atmosfera la più rarefatta possibile. Sull’altro piano c’è invece un attentissimo dosaggio nella scelta dei suoni da amplificare: sono tutti legati a gesti emblematici, che hanno il compito o di dilatare il senso di angoscia (si pensi a quello limpido e netto del trapano che prepara i fori per fissare il coperchio della bara di Allan Gray) o di rendere sinistro ciò che non dovrebbe, a cose normali, esserlo (il suono di un banjo e la sua cessazione improvvisa). Ecco dunque che tra dialoghi e suoni si crea una fitta rete che imprigiona lo spettatore in un terribile incubo a occhi aperti, ma soprattutto gli fa porre − a mente fredda − le domande fatidiche: il film che ho appena visto, sarebbe stato lo stesso senza quell’uso particolare del sonoro? Alcuni mormorii e cigolii erano effettivamente presenti nel film o provenivano da uno spazio extradiegetico? Dietro la porta di quella stanza, c’era poi veramente un cadavere?
Vampyr – Il vampiro [Vampyr – Der Traum des Allan Grey, Francia/Germania 1932] REGIA Carl Theodor Dreyer.
CAST Julian West, Maurice Schutz, Rena Mandel, Sybille Schmitz, Jan Hieronimko, Henriette Gérard, Albert Bras.
SCENEGGIATURA Christen Jul, Carl Theodor Dreyer (Tratto dai racconti di Sheridan Le Fanu). FOTOGRAFIA Rudolph Maté, Louis Née. MUSICHE Wolfgang Zeller.
Horror, durata 83 minuti (versione tedesca).