Partenza in prima
Viviamo in un periodo d’oro dell’animazione per adulti e il merito è tutto di due grandi produttori e distributori, Adult Swim (ovvero Cartoon Network) e Netflix, che propongono serie di grande coraggio (Bojack Horseman) e alzano di continuo l’asticella dell’umorismo nero (Rick & Morty).
Il cerchio si chiude quando Netflix produce una serie di Matt Groening, colui che più di tutti ha contribuito a rendere popolare l’animazione americana di tipo maturo, strappandola alla nicchia underground con la prima sitcom animata di commento sociale: I Simpson.
La nuova serie s’intitola Disincanto e mantiene l’inconfondibile stile di disegno di Matt Groening ma stavolta è ambientata in un universo fantastico che va a pescare stereotipi di genere tanto da Tolkien (quello cinematografico) quanto da Game of Thrones. L’altra novità – solamente per le serie targate Groening – è la protagonista donna. Bean è una principessa rissaiola che combatte per la propria emancipazione e libertà di ubriacarsi. Se, sulla carta, sembra distanziarsi dalle imprescindibili serie che lo hanno preceduto, Disincanto resta fin troppo fedele a esse per ciò che riguarda l’impianto narrativo e il senso dell’umorismo, quasi a voler negare che dal primo episodio di Futurama sono già passati vent’anni. La storia di Disincanto si sviluppa con lentezza e troppo spesso i colpi di scena lasciano tiepido lo spettatore medio di Netflix, abituato a narrazioni ben più cruente e stimolanti. Si registra un tentativo di svecchiare l’umorismo de I Simpson aumentando il carico di sesso e scotennamenti, tuttavia, anche da questo punto di vista, Disincanto non supera la soglia del già visto in Futurama e si trova piuttosto indietro rispetto alle serie animate che concorrono sulla stessa piattaforma distributiva. È, inoltre, sparita quell’attitudine alla critica sociale, marchio di fabbrica e residuo del passato da fumettista indipendente di Matt Groening, che non trova evidentemente posto nel regno di Dreamland. Una serie che fatica a partire, dunque, ma non da buttare via. Alcuni personaggi, come il demone Luci, hanno un grande potenziale e bisogna ricordare che anche I Simpson trovò la propria forma compiuta intorno alla terza stagione. Disincanto non vuole essere I Griffin, non tenta di coglierci alla sprovvista con qualcosa di mai visto prima ma di creare un legame sentimentale tra il pubblico e i personaggi. La prima dozzina di episodi non ci è riuscita ma ha certamente posto delle basi interessanti ed è ancora presto per dire che non possa raggiungere l’obiettivo coi propri tempi.
Disincanto [Disenchantment, USA 2018 – in corso] IDEATORI Matt Groening, Josh Weinstein.
CAST (doppiatori originali) Abbi Jacobson, Eric André, Nat Faxon, John DiMaggio.
CAST (doppiatori italiani) Rossa Caputo, Alessandro Quarta, Edoardo Stoppacciaro, Stefano Thermes.
Fantasy/Commedia, durata 28 minuti (episodio), stagione 1.