Sotto i lustrini…
C’è una tematica sotterranea che sembra unire molti dei film presentati in concorso a Venezia 75, da La Favorita di Lanthimos a Roma di Cuarón passando per Sunset di László Nemes: la centralità della donna e la sua capacità di cambiare la storia e di essere un simbolo, uno specchio su cui si riflettono e agiscono gli aspetti più nascosti di una società e di un contesto.
In questo gruppetto di film che abbiamo appena definito sinteticamente si inserisce anche Vox Lux di Brady Corbet, prodotto dalla protagonista Natalie Portman, dal coprotagonista Jude Law e dalla cantante Sia. Siamo di fronte ad una sorta di “mocku-biopic” nel quale la Portman interpreta la parabola di una popstar appena trentenne tormentata e devastata dai sensi di colpa. Unica superstite di una strage nel suo liceo, diventa famosa appena adolescente e presto viene costretta a misurarsi con il contesto che la circonda e che inevitabilmente agisce sulla sua personalità, negandola e cambiandola. Fin qui, pare non esserci nulla di particolarmente nuovo sotto il sole e i lustrini pop; sarebbe lecito pensare di trovarsi di fronte ad un nuovo ennesimo racconto di un personaggio famoso e maledetto. Corbet però spariglia le carte in tavola e si conferma fedele allo stile, di regia e di racconto, eccessivo, metafisico, potente e scostante che aveva mostrato nel suo ipnotico esordio L’infanzia di un capo, anche a costo di sfidare il ridicolo. È evidente fin da subito che il realismo e la verosimiglianza del biopic e della parabola umana più o meno emblematica non interessino al regista inglese; non tanto perché manchino stilemi e stereotipi di questi racconti – dalla droga alla precocità sessuale compare più o meno tutto -, quanto perché il regista inglese ancora una volta parte da una figura che nella concezione diffusa viene associata all’innocenza e alla purezza – in L’infanzia di un capo il bambino dall’aspetto angelico, qui l’adolescente pulita e religiosa – e la trasforma, quasi con cinismo, in uno strumento del contesto e della storia, attraverso cui il male più nascosto e profondo agisce ed emerge. In quest’ottica, la parabola della popstar interpretata dalla Portman è legata a filo doppio alle varie forme di terrorismo; ne è in qualche modo un frutto, malato ed estremamente sofferto, nella consapevolezza della protagonista dell’inevitabilità di questa strumentalizzazione da parte di una forza sfuggente e non tangibile. Corbet riempie quindi il film di dettagli e scelte stilistiche che danno all’opera le connotazioni della metafisica e dell’irrealtà, o perlomeno di una realtà ambigua e indefinibile, realizzando un film altrettanto sfuggente e inquieto, eccessivo e scostante; capace però di trasmettere una potenza e una forza in grado di essere un’ulteriore emblematica, beffarda e pessimista, riflessione sulla debolezza della natura umana.
Vox Lux [id., USA 2018] REGIA Brady Corbet.
CAST Natalie Portman, Stacey Martin, Jude Law, Willem Dafoe, Raffey Cassidy, Jennifer Ehle.
SCENEGGIATURA Brady Corbet. FOTOGRAFIA Lol Crawley. MUSICHE Scott Walker, Sia.
Drammatico, durata 110 minuti.