Memento mori
Vincitore del Gran Premio della Giuria al South by Southwest Film Festival nel 2017, Most Beautiful Island trasferisce l’intimismo realista di Cassavetes e del dramma sociale dei fratelli Dardenne in un girato asfittico e autoreferenziale che richiama i capisaldi narrativi dello splatter claustrofobico, declinando il tutto in torbidi orrori politici.
Luciana è una bella e giovane donna in fuga da un doloroso trauma del passato e da un paese che non ha più nulla da offrirle. Lasciata la Spagna si trasferisce a New York, vivendo di lavoretti saltuari e assaporando il sogno americano che presto si palesa sotto forma di una ghiotta opportunità: un’amica la invita a prendere il suo posto ad un misterioso party in cui, per la cifra di 2000 dollari, dovrà semplicemente vestire abiti eleganti e intrattenere gli ospiti, ma non in cambio di prestazioni sessuali. Dichiaratamente ispirato al realismo indie di John Cassavetes – a cui si aggiunge il tocco straniante à la Polanski – il primo lungometraggio realizzato da Ana Asensio è un abile gioco metanarrativo che si addentra nelle vie preferenziali della paura “autobiografica” – rielaborazione e superamento del suo stesso trauma di immigrata sradicata dalla propria terra – passando per una interessante scorciatoia che richiama lo psicologismo del thriller cospirazionista. L’autrice, scrittrice e co-produttrice insieme a Larry Fessenden, annienta il romanticismo della fuga nel paese lontano per rivolgere la sua attenzione ad uno spaccato urbano vibrante che progressivamente si ribalta nel malsano clima allucinato delle opere di David Lynch, tra le fredde pareti di scantinati deserti e cuori raggelati. Ma l’autrice ci mette poco a districarsi dalle ingombranti maglie derivative, mostrando una straordinaria capacità di utilizzare i modelli per costruire un nuovo prototipo di film politico che attacca il sistema sociale classista denunciandone le pericolose zone d’ombra: antri bui in cui i potenti si anestetizzano nel godere di uno show che concede il corpo femminile in pasto a occhi diabolici, mentre la vittima mostra un’empatia sconosciuta alla annoiata élite, un guizzo emotivo che potrebbe però ritorcerlesi contro nella scalata al potere clandestina. Most Beautiful Island è lucido e fremente nella prima parte, con la macchina da presa incollata al corpo nervoso di Luciana nella brulicante vita newyorchese, ossessivo e carico di angoscia quando la scena si sposta in un sotto-mondo che occlude qualsiasi spiraglio di rinascita. In questa gabbia oscura si consuma un esperimento sociale in cui il crimine di lesa umanità si intreccia al ricatto morale cui sono sottoposte le vittime in cerca di fortuna, mostrando il tutto dal punto di vista di un corpo e di un’anima che ambiscono all’emancipazione e ad una seconda possibilità.
Most Beautiful Island [id., USA 2017] REGIA Ana Asensio.
CAST Ana Asensio, Natasha Romanova, David Little, Nicholas Tucci, Larry Fessenden.
SCENEGGIATURA Ana Asensio. FOTOGRAFIA Noah Greenberg. MUSICHE Jeffery Alan Jones.
Thriller, durata 87 minuti.