Umanità relativa
Dopo una prima stagione complessa ma sorprendentemente coerente, Westworld si conferma la serie più ambiziosa in circolazione, che stavolta però non riesce sempre a calibrare la sua natura enigmatica con una gestione economica degli strumenti visivi e narrativi a disposizione.
Si riprende esattamente dal finale della prima, dalla rivolta degli host e dalla loro presa di coscienza. Per tutta la stagione la battaglia tra ospiti, visitatori e squadre di soccorso lascia un numero iperbolico di cadaveri, e fa da sfondo alle digressioni e agli altri intrecci di linee temporali, che rimangono una costante motivata dalla possibilità di rimescolare volontariamente i ricordi degli host. Dolores, ormai allineata alla sua personalità sanguinaria Wyatt, è il capo della rivolta; William e Bernard compiono viaggi personali solitari, e quest’ultimo si rivelerà fondamentale; infine, come volevasi dimostrare l’influenza di Ford è tutt’altro che svanita con la sua scomparsa fisica. All’intenzione sovversiva di ricerca di una reale libertà degli host si contrappone il piano segreto della Delos, estremizzazione di una hybris tipicamente umana che non può che rivoltarglisi contro: il personaggio di Jim Delos, new entry interpretata da Peter Mullan, padre di Logan e suocero di William, è in questo senso una delle novità più riuscite e tragiche. Progressivamente la stagione si mostra meno coesa, sia in senso positivo, quando si concede digressioni forse fini a se stesse ma interessanti e visivamente potenti (come l’episodio su Shogun World, “Akane no Mai”), sia con risultati discontinui, quando non c’è il tempo di approfondire spunti nuovi che vengono risolti un po’ frettolosamente (su tutti il ruolo del nativo Akecheta). Rispetto alla prima stagione si soffre anche una sorta di normalizzazione di alcuni archi narrativi: la spietatezza iniziale di Dolores, la consapevolezza di Teddy, il conflitto familiare di William con la figlia Emily. E l’identificazione di Maeve con il ruolo di madre e la sua ricerca della figlia ridimensiona il potenziale rivoluzionario del personaggio, che emerge con forza e coerenza all’inizio della stagione per poi diluirsi in scelte narrative non sempre centrate. Nonostante tutto, Westworld rimane una serie ammirevole per molti motivi, tra i quali la diversità e il respiro delle tematiche messe in campo e la piena consapevolezza degli autori del piacere interpretativo degli spettatori della serie.
Westworld – Dove tutto è concesso [Westworld, USA 2016 – in corso] IDEATORI Jonathan Nolan, Lisa Joy.
CAST Evan Rachel Wood, Jeffrey Wright, Ed Harris, Thandie Newton, James Marsden, Peter Mullan, Tessa Thompson.
Fantascienza, durata 55 minuti (episodio), stagione 2.