Uccidere una colpa
Una volta commesso un delitto, se questo resta impunito, la colpevolezza resta come un macigno sospeso, un’ingiustizia che vuole farsi giusta e tende a crollare sul colpevole, sempre più minacciosa, sempre più grave, sempre più potenzialmente devastante.
Se il delitto è poi avvenuto in sordina, commesso da chi dovrebbe guarire, prevenire la morte più che accelerarla, nel luogo, un ospedale, in cui un corpo vale un corpo e un uomo vale un uomo, al di là di classi, etnie e culture, allora l’equilibrio turbato è notevole e le forze in gioco sono talmente sostanziali da scatenare la vendetta, la persecuzione, la necessità.
Il cinema di Yorgos Lanthimos è indubbiamente uno dei più interessanti dell’odierna scena internazionale e lo è, oltre che figurativamente, per il suo dialogo incessante con la mitologia e con l’assurdo, con lo scopo ultimo di sondare la realtà sociale e gli animi di chi oggi vive un mondo incompreso e sfuggente. I suoi personaggi sono sempre strumenti dialettici, argomenti, punti interrogativi rivolti alle fratture e alle apparenti certezze del quotidiano; sotto la lente d’ingrandimento del suo cinema ciò che è piano si rivela caotico, ciò che è sereno si rivela sinistro, inclinato, tacitamente estremo e folle. La sua regia è uno scandaglio che scova scandali ad ogni passo, ossia inciampi, ostacoli, nient’altro che nude verità fondamentali, che bisogna affrontare per proseguire, mai aggirarle o ignorarle, così come la sua macchina da presa, che in questo film non compie mai movimenti laterali e procede sempre in linea retta, decisa e senza indugio, convinta del proprio potere, come in una ricerca cartesiana della verità.
Il colpevole ne Il sacrificio del cervo sacro è Steven Murphy, cardiochirurgo e padre di famiglia; durante un’operazione un suo errore ha causato la morte del padre di Martin, ha ucciso un “cervo sacro” come Agamennone nel bosco di Artemide e come lui si è rifiutato di manifestarlo e di dichiararsi colpevole. Kim, la figlia di Steven, è attratta da Martin che da tempo frequenta il padre, cercando in lui una soluzione alle sue carenze emotive. Da una parte rivede in lui una figura paterna, dall’altra cerca attraverso di lui di ristabilire l’ordine, la giustizia: così come lui ha perso un padre, Steven dovrebbe perdere uno tra i suoi figli. Come in una perfetta tragedia greca, il pensiero di Martin si fa realtà, diventa una forza sovrannaturale capace di scatenare il Fato, di innescare gli inesplicabili meccanismi della Τύχη (Tiche, fortuna): a partire da Bob, il figlio minore, i componenti della famiglia di Steven cominciano a soffrire di paralisi, poi di inappetenza e infine di sanguinamento dagli occhi. Non a caso Kim aveva appena svolto a scuola un tema, con ottimi risultati, sulla figura di Ifigenia, la figlia di Agamennone che si offre per essere sacrificata al fine di ristabilire l’ordine ed evitare il fallimento della figura paterna. Kim come Ifigenia si offre al padre e come lei è destinata a restare vergine – ha appena avuto le prime mestruazioni e Martin ha rifiutato un rapporto con lei –, ma la tremenda scelta spetta al padre.
Il sacrificio del cervo sacro [The Killing of a Sacred Deer, Irlanda/USA/Gran Bretagna, 2017] REGIA Yorgos Lanthimos.
CAST Colin Farrell, Nicole Kidman, Barry Keoghan, Raffey Cassidy, Sunny Suljic.
SCENEGGIATURA Jade Healy. FOTOGRAFIA Thimios Bakatakis.
Drammatico, durata 121 minuti.