54a Mostra Internazionale del Nuovo Cinema, 16 – 23 giugno 2018, Pesaro
“I soldi, se non fanno la felicità, fanno gli idoli!”
Artista e uomo di spettacolo di grande esperienza, soprattutto teatrale, Marc’O nel 1968 realizza, da una pièce di due anni prima, un film anomalo e originalissimo, con tutte le carte in regola per diventare un vero e proprio cult movie psichedelico. Sceglie tre attori con cui ha lavorato a teatro, Pierre Clémenti, Bulle Ogier e Jean-Pierre Kalfon e li scrittura per interpretare tre idoli musicali pop francesi, in un musical che sorprende ancora oggi per vivacità e stile.
Anche quando la mdp non segue i personaggi sul palco, li isola in spazi orizzontali dove sono circondati da ascoltatori attenti, quasi a riprodurre, con il linguaggio del cinema, la separazione tra palco e platea. Con l’amico Rivette, Marc’O ha in comune l’attenzione maniacale alla recitazione, come nucleo fondamentale della messa in scena cinematografica. Il teatro che pratica all’American Center di Parigi, rifugio di disertori statunitensi durante la guerra del Vietnam, è brechtiano, non allineato, contestatore. In Les idoles, la regia è al servizio delle numerose esibizioni musicali dei tre scatenati protagonisti, ma si tratta di una scelta precisa e consapevole. Nel decennio precedente, nell’esordio Closed Vision Marc’O ha già dimostrato di essere un cineasta completo, personale e sperimentale. Qui, invece, la sua creatività si nasconde appena, dietro le convenzioni di un genere molto codificato come il musical.
Les idoles non è, comunque, un’operazione commerciale, non riporta Marc’O sui tranquilli binari di un mestiere prevedibile (la carriera successiva sta a dimostrarlo, in tutta la sua imprevedibilità). Manifesta, però, un innegabile piacere del cinema e un lato “pop” che è tutt’uno con la travolgente fisicità delle performance di Ogier, Clémenti e Kalfon. Il tutto accompagnato da un’ironia sottile, senz’altro uno dei tratti distintivi del regista francese. Ironia che, sulla scia dell’impegno politico sessantesco, facilita il lavoro satirico sulle contraddizioni della società dei consumi, che è uno degli aspetti più coerenti e interessanti della poetica di Marc’O, in particolare per come è declinata in questo film.
Il montaggio del compianto Jean Eustache fa sprofondare gli idoli pop − nelle interpretazioni del trio succitato, una vera e propria “bande à part” controculturale del teatro francese − in flashback vertiginosi e sequenze immaginarie, che ne chiariscono i rapporti e il destino, giocando con il tempo e con il desiderio, come Marc’O ama fare con le parole, anche quelle delle canzoni. Non si può dire che la visione dei rapporti umani di Marc’O sia ottimista: tra discografici avidi e bacchettoni, matrimoni combinati, arrivismo senza pudore ed erotismo rapace, il rosso e il blu del tricolore francese, che ricorrono con grande frequenza, nei costumi e nelle scenografie, di patriottico non hanno proprio nulla.
Les idoles [id., Francia 1968] REGIA Marc’O.
CAST Bulle Ogier, Pierre Clémenti, Jean-Pierre Kalfon, Philippe Bruneau, Bernadette Lafont.
SCENEGGIATURA Marc’O. FOTOGRAFIA Jean Badal, Gilbert Sarthre. MUSICHE Patrick Greussay, Stéphane Vilar.
Musical, durata 105 minuti.