Un lavoro scientifico
Dopo film come Io, Tonya, Wind River e The Florida Project, il cinema statunitense conferma di vivere un periodo in cui pare particolarmente interessato alla questione dell’America più profonda, popolare e meno glamour, quella che da molti viene sintetizzata con la definizione “White trash” e che in queste opere citate è stata affrontata secondo diverse declinazioni più o meno “di genere”; non ultimo – dato che il film è pronto da un anno e da noi è stato distribuito solo ora – il prolifico ed eclettico Steven Soderbergh, il quale con La truffa dei Logan realizza una sorta di remake della saga di Ocean tradotta nel contesto proletario e popolare della West Virginia e della North Carolina.
I Logan sono due fratelli e una sorella che, per risollevare le proprie condizioni economiche e in qualche modo anche identitarie e per ribellarsi ad un’esistenza fino a quel momento non particolarmente soddisfacente, organizzano una rapina alla Charlotte Motor Speedway, autodromo della North Carolina, nel giorno in cui si svolge l’importante corsa della Coca-Cola 600, uno degli eventi più seguiti della zona. Per portare a termine il colpaccio chiedono aiuto all’esperto di esplosivi Joe Bang (Daniel Craig), che presenta solo il problema di essere chiuso in prigione. Parte così un variegato, complesso e stravagante piano che unisce l’approccio scientifico, come direbbe un celebre ladruncolo della storia del cinema, all’improvvisazione, dimostrandosi estremamente funzionale e in qualche modo esaltando i caratteri delle varie maschere – dai bifolchi non propriamente furbi all’operaio tutto d’un pezzo e dalla forte moralità fino al galeotto abile e un po’ cialtrone − che partecipano alla rapina.
Steven Soderbergh conferma di essere Steven Soderbergh; cioè un regista in grado di manipolare con estrema perizia e in maniera decisamente efficace ogni materiale (leggasi: genere cinematografico) che gli capita sotto mano. Che il film sia decisamente riuscito o che sia “solo” più che discreto – come nel caso de La truffa dei Logan –, le opere di Soderbergh funzionano, divertono e contribuiscono a cogliere “lo stato della nazione”, intercettando, in maniera lì più approfondita (Magic Mike e Effetti collaterali, per fare due esempi) e qui più accennata (Contagion), questioni decisive della contemporaneità e dell’autopercezione del popolo statunitense. Ne La truffa dei Logan la cosiddetta “White trash” è raccontata con un misto di gentile ironia e di affetto; il film è anzi in qualche modo una parabola di orgoglioso riscatto identitario, come la soluzione finale dimostra, che forse non approfondisce fino in fondo molte delle questioni poste, che forse rimane un po’ troppo a metà del guado che divide il film senza pretese da quello con qualche pretesa, ma che diverte e affeziona.
La truffa dei Logan [Logan Lucky, USA 2017] REGIA Steven Soderbergh.
CAST Channing Tatum, Adam Driver, Daniel Craig, Riley Keough, Hilary Swank, Katie Holmes, Seth McFarlane.
SCENEGGIATURA Rebecca Blunt. FOTOGRAFIA Steven Soderbergh. MUSICHE David Holmes.
Heist Movie/Commedia, durata 119 minuti.