3° WTFF – Working Title Film Festival, 27 aprile – 1 maggio 2018, Vicenza
Il racconto di un decennio
La terza edizione del Working Title Festival ha coinciso con il decennale di un evento che, ammesso sia davvero concluso, ha lasciato in eredità cambiamenti, rivoluzioni e smottamenti ancora in atto, per i quali in molti casi è ancora difficile prevedere cosa e dove porteranno: stiamo parlando, inevitabilmente, della crisi economica del 2008.
Tra i settori più colpiti, rivoltati e traumatizzati ci sono ovviamente il mondo e i mondi del lavoro. Per il giovane, acuto e promettente festival vicentino dedicato al cinema che racconta il lavoro era inevitabile quindi fare il punto della situazione, non solo facendo parlare il cinema attraverso la visione dei film, ma anche cercando di analizzarlo e scandagliarlo. Questo è stato l’obiettivo della conferenza 2008 – 2018. Rappresentazioni del lavoro nell’audiovisivo in un decennio di crisi, nella quale studiosi e professionisti si sono confrontati su come la settima arte, il web, la serialità e altri aspetti dell’audiovisivo abbiano raccontato i cambiamenti del mondo del lavoro e su come siano stati coinvolti e cambiati dai riflessi di una realtà caotica e insondabile.
Una realtà sociale sempre più complessa e sfuggente che, inevitabilmente, riecheggia anche nelle opere più d’intrattenimento o ad ogni modo dallo sguardo non direttamente rivolto al sociale; così, nell’intervento di Chiara Checcaglini dedicato alla serialità si capisce come nelle serie tv il lavoro non sia più un elemento secondario o accessorio che si può anche non specificare – come era il caso di Friends – o non sia più un elemento rigido e definito – per esempio, nei medical drama come ER. Medici in prima linea –, ma sia diventato, esplicitamente o meno, un protagonista difficile da ignorare e da fotografare in maniera netta e precisa.
Enrico Terrone nel suo intervento “Il cinema e l’ontologia del lavoro” parte invece da una base filosofica e si concentra sulla differenza che in inglese distingue le parole “labour”, “work” e “job”, analizzando poi tre film in cui il senso dei tre termini si mischia (Tutta la vita davanti di Virzì, Un giorno e una notte dei Dardenne e La legge del mercato di Stephen Brizè) cogliendo così la complessità della realtà sociale rappresentata.
“Il lavoro nel cinema italiano” di Paolo Chirumbolo analizza invece come la tematica sia stata affrontata dal nostro cinema, portando esempi (da 7 minuti di Placido a Sole, cuore e amore di Vicari) di denuncia e di riflessione su alcune delle situazioni più problematiche causate dalla crisi e dalle sue eredità. Elena Testa, raccontando l’esperienza dell’Archivio Nazionale del Cinema d’Impresa di Ivrea, ha puntato il lume sulle possibilità dell’archivio di raccontare e fotografare i mondi del lavoro, mentre Tiziano Toracca ha illustrato i primi risultati del progetto europeo “I work therefore I am“, incentrato su identità sociali, mobilità, integrazione e rappresentazione.