La canzone dell’amore perduto (o forse no)
Un uomo e una ragazza: Gilles, un professore di filosofia (Éric Caravaca) e Ariane, una sua allieva (Louise Chevillotte). Prima camminano lontani uno dall’altra, poi scelgono per alcova un bagno, e lì si stringono in un amplesso breve e intenso. La passione bruciante prende ogni cosa e ciò che emerge è il corpo unico. Poi, dopo i titoli di testa, un cuore si spezza e va in frantumi; se si fa silenzio lo si può sentire chiaramente.
Una ragazza, Jeanne (Esther Garrel), piange tutte le lacrime che ha in corpo per l’amore finito con il suo fidanzato e quel dolore inebria e distrugge chi guarda. L’amore che strappa i capelli è lì, sullo schermo: un fiume in piena di ripensamenti, recriminazioni, dubbi e domande. Così inizia L’amant d’un jour (che con La Jalousie e L’hombre des femmes compone una trilogia dell’amore ai giorni nostri), l’ultimo film di Philippe Garrel presentato alla Quinzaine des réalisateurs 2017, in cui il regista unisce, grazie all’onnisciente voce over, storie che sembrano lontane ma invece non lo sono poi tanto: Jeanne, dopo la rottura, si rifugia dal padre Gilles e si apre con lui, racconta tutto il suo struggimento e promette a se stessa di non innamorarsi più. In quella casa Jeanne trova la compagna di lui, Ariane, bella e giovane (le due ragazze hanno la stessa età), si lega a lei e l’una custodisce i segreti dell’altra, anche quelli più scomodi (il massimo disprezzo per la vita, i tradimenti).
Ancora una volta Garrel scrive una storia triangolare, infila in una coppia (Gilles e Ariane) un terzo elemento (Jeanne), innescando dinamiche freudiane, opposte e confliggenti le une alle altre: da una parte le due ambiscono all’attenzione dell’uomo, sono “rivali” sperando nell’esclusiva del suo amore, dall’altra solidarizzano, si fanno l’una vestale dell’altra mentre Gilles sa ma non vuole sapere, si allontana da loro e sente “odori” di altre giovani e capricciose gonne. Le relazioni tra i personaggi si creano e poi si logorano per poi rinascere ancora, si tradiscono e vengono tradite e gli amanti trovano luoghi dove abbracciarsi fugacemente e poi salutarsi per non rivedersi più; e Garrel partecipa a questo tango, accarezza i corpi dei tangheri, li scuote e arriva al loro cuore.
Con un elegante e struggente bianco e nero il cineasta entra tra le pieghe dell’amore, della passione e del dolore, ne dipinge le sfumature, segue con quello sguardo, figlio della Nouvelle Vague, di Truffaut e Godard, la monotona ma vitale altalena di sentimenti che oscilla tra una rottura e un ricongiungimento, tra la disperazione e la felicità. E tutto questo converge in un amore sempre diverso ma sempre uguale a sé stesso, in un’indagine dei sentimenti di un uomo e di due donne, colti nella loro ordinaria straordinarietà. L’amant d’un jour è una canzone d’amore lieve, appassionata e disperata da cui è impossibile non essere travolti.
L’amant d’un jour [id., Francia 2017] REGIAPhilippe Garrel.
CAST Éric Caravaca, Esther Garrel, Louise Chevillotte.
SCENEGGIATURA Jean-Claude Carrière, Caroline Deruas Garrel, Arlette Langmann, Philippe Garrel. FOTOGRAFIA Renato Berta. MUSICHE Jean-Louis Aubert.
Drammatico, durata 76 minuti.