SPECIALE MONDI VIRTUALI
Amnesie
Alex Proyas viene ricordato quasi esclusivamente perchè è il regista di Il corvo, cult che forse meriterebbe una maggiore considerazione nella storia del cinema, ma bisogna riscoprire anche il successivo Dark City, curiosa incursione del nostro nella fantascienza “noir”.
È tutto in continuo movimento in Dark City: i personaggi che corrono per “salvarsi”, i palazzi che si elevano fino al cielo, i ricordi che schizzano fuori dal cervello, le ombre e le luci. Proyas cita la distopia della città e le atmosfere iconografiche di Metropolis di Lang, ma lo fa attualizzandone i connotati più dark, facendoli esplodere con la realtà virtuale. Una pratica tipica di fine anni Novanta, come dimostrano anche alcuni titoli di questo speciale, che suggeriva una voglia di abbracciare i progressi tecnologici da parte dell’arte. Prima del ritorno del 3D il cinema sposò la grafica e le atmosfere che dai videogame arrivavano alla computer grafica e, in questo caso, alla manipolazione del mondo reale. Rivedere oggi Dark City è quasi come imbattersi in un prodotto innovativo, retrò e in parte “superato” sì, ma padre di molti film a venire, su tutti Matrix. Una razza aliena che sperimenta con la mente umana per creare un sostitutivo alla quotidianità, ma soprattutto una società disposta a farsi manovrare e a dubitare del proprio posto nel mondo. E tutto scorre scandito da un potente e enorme orologio che dalle viscere della terra ritma un tempo che sembra e diventa immobile. Una metafora volta a raccontare il timore di quegli anni dell’arrivo del nuovo millennio, incerto e misterioso. Proyas utilizza una fotografia cupa che vira il paesaggio notturno in colori freddi e “metallici”, aiutati da una scenografia straniante e allucinata. Un esempio di gotico contemporaneo in cui la realtà si incrocia con la visionarietà dei fumetti. Alla fine non si sa bene se il bene vinca sul male soprattutto perché ne riprende i connotati per annientarlo, Murdoch si “crea” un suo mondo frutto della sua caparbia e cocciuta volontà. Un’altra occasione per rifugiarsi in un proprio mondo, per scappare e non per lottare. Un gioco al massacro su ciò che può essere la memoria: un inganno, una certezza, un fondamento della razza umana. Alla fine siamo tutti vili o siamo maneggiati nel nostro agire dall’esterno? Un appunto che aumenta l’attrattiva di questo film.
Dark City [id., USA 1998] REGIA Alex Proyas.
CAST Rufus Sewell, William Hurt, Kiefer Sutherland, Jennifer Connelly.
SCENEGGIATURA Alex Proyas, Lem Dobbs, David S. Goyer. FOTOGRAFIA Dariusz Wolski MUSICHE Trevor Jones
Fantascienza, durata 100 minuti.