Essere ostici anche quando non è necessario
Vi è un certo cinema contemporaneo più o meno autoriale che sembra aver smarrito la capacità di raccontare una storia e di comunicare con lo spettatore perché forzatamente ostico e inutilmente dilatato nei suoi tempi. Questo anche quando le intenzioni sono buone e interessanti, com’è il caso di Western di Valeska Grisebach, film presentato nella sezione Un Certain Regard del 70° Festival di Cannes.
L’opera è incentrata su un gruppo di operai tedeschi che devono costruire una complessa infrastruttura in un remoto paese della Bulgaria. Qui i lavoratori entreranno in contatto con gli abitanti del posto, con i quali avranno però un rapporto difficile, fatto di incomprensioni e reciproca diffidenza. L’unico che sembra integrarsi con i paesani è il taciturno Meinhard, la cui relazione con i bulgari genererà rivalità e gelosia all’interno della sua squadra di lavoro. A una prima impressione, il film della Grisebach sembra concentrarsi sull’ennesimo incontro fra due popoli diversi, sullo scambio reciproco di storie e sulla capacità finale di comprendersi nonostante le barriere linguistiche e culturali. Ma, come si può intuire fin dal titolo (che fa riferimento a un genere cinematografico in cui il duello è centrale), in realtà l’autrice è qui interessata soprattutto agli scontri tra le due comunità e ai conflitti all’interno di esse. Infatti, nonostante i due gruppi si integrino con sempre maggior forza, le tensioni e le incomprensioni sono costantemente presenti e pronte a riemergere, come dimostra l’ambigua sequenza della festa. Vale un discorso simile anche per i singoli gruppi, le cui rivalità interne emergono e crescono gradualmente nel corso della storia. E se i conflitti tra i due popoli derivano dalle loro differenze culturali, quelli interni dipendono dal lato peggiore della natura umana, composta da invidie e gelosie. Elementi interessanti e non banali, che però vengono portati avanti con uno stile visivo abbastanza piatto e una regia piuttosto discutibile e poco originale nei suoi ritmi lenti e nei suoi tempi dilatati. E se i primi sono almeno in parte funzionali a narrare la quotidianità effettivamente piana dei protagonisti, la durata di circa due ore non è giustificata né sul piano del racconto (di per sé piuttosto esile) né su quello semantico, risultando così eccessiva e immotivata. Limiti che fanno di Western non un film pessimo, ma comunque inutilmente lungo ed esteso, esempio perfetto di quel cinema d’autore un po’ compiaciuto che vuole essere difficile anche quando non è necessario, dimostrando di non saper più narrare una storia e di non aver più la capacità di rapportarsi con lo spettatore.
Western [id., Germania/Bulgaria/Austria 2017] REGIA Valeska Grisebach.
CAST Meinhard Neumann, Reinhardt Wetrek, Syuleyman Alilov Letifov, Veneta Frangova, Vyara Borisova.
SCENEGGIATURA Valeska Grisebach. FOTOGRAFIA Bernhard Keller. MONTAGGIO Bettina Böhler.
Drammatico, durata 121 minuti.