Il cinema assente
Accolto positivamente alla Mostra del Cinema di Venezia di due anni fa, Dark Night di Tim Sutton è un film che parte dalla strage del 2012 avvenuta al cinema Aurora in Colorado per realizzare un ritratto della provincia statunitense.
Infatti, qui la sparatoria che provocò la morte di dodici persone in una sala dove si proiettava The Dark Knight Rises viene soltanto evocata dall’autore, che la lascia volutamente fuori campo per concentrarsi sulle ore che la precedono e su alcuni degli individui che ne sono stati coinvolti. Di questi, Sutton non approfondisce particolarmente la personalità e le aspirazioni, ma ne segue piuttosto i minimi gesti e le piccole abitudini: quelle del responsabile della strage, di una ragazza dedita a diete e selfie, di una commessa d’un grande magazzino, di uno skater e di un giovane che trascorre le sue giornate giocando ai videogames. Frammenti di quotidianità osservati in maniera distante da una regia che opta spesso per campi medio-lunghi e inquadrature fisse che danno spazio non solo alle attività dei protagonisti, ma anche e soprattutto agli ambienti in cui agiscono, costituiti da parcheggi, centri commerciali e strade desolate. Emerge da tutto ciò un film dalla narrazione quasi assente e dallo sguardo distaccato al quale non interessa tanto raccontare i fatti del cinema Aurora o le singole vite di chi ne è stato coinvolto, quanto descrivere il climax squallido, deprimente e tuttavia teso dell’America profonda, composta da luoghi anonimi popolati da persone disperate, spesso solitarie e immerse in un assoluto vuoto sociale e culturale; un territorio dove le tensioni possono esplodere da un momento all’altro e nel quale la tragedia sembra essere silenziosamente annunciata. Un’operazione, quella di Sutton, chiara e portata avanti in maniera coerente, che però risulta cinematograficamente debole e discutibile. Il regista, infatti, nel rappresentare il vuoto di una città e dei suoi abitanti decide di lavorare di sottrazione, dimenticandosi però di supportare la sua (legittima) scelta con uno stile abbastanza efficace e un’adeguata profondità tematica. Ne viene fuori così un film piuttosto fiacco, che ha ben poco da offrire allo spettatore se non una serie di riprese più o meno particolari dalle ambizioni concettuali e quasi sperimentali; ambizioni che però rimangono tali, in quanto qui si ha la sensazione di essere di fronte a un’opera un po’ scontata, sia nel suo stile alla “Sundance” sia nel suo racconto della provincia americana, tema ormai un po’ abusato e sul quale l’autore non aggiunge niente a quello che si è già visto in tanti altri titoli sull’argomento. Il risultato è quindi un lavoro coerente ma sbagliato, chiaro ma manierista e pretenzioso, dove a mancare è, infine, la forza stessa del cinema.
Dark Night [id., USA 2016] REGIA Tim Sutton.
CAST Eddie Cacciola, Aaron Purvis, Shawn Cacciola, Anna Rose Hopkins, Robert Jumper.
SCENEGGIATURA Tim Sutton. FOTOGRAFIA Hélène Louvart. MUSICHE Maica Armata.
Drammatico, durata 85 minuti.