68. Berlinale – Berlin International Film Festival, 15 – 25 febbraio 2018, Berlino
Gattini e guerra
La giornalista inglese Amy Whittaker ha per le mani la storia che può cambiarle vita e carriera. Costruitasi una finta identità, entra in contatto con un reclutatore dell’Isis su Facebook al quale confessa di voler abbracciare la fede islamica e la dottrina della jihad. Più va a fondo nell’indagine più si accorge che le è impossibile uscirne senza mettere a repentaglio la vita.
Nella testa di un jihadista è il libro della giornalista francese Anna Erelle trasformato da Bekmambetov in Profile, un thriller girato interamente in “screenlife”, ovvero solamente attraverso le immagini che appaiono, di volta in volta, sullo schermo del portatile o di altri device in possesso dei protagonisti. “All’inizio ero affascinata dal mondo del radicalismo islamico sui social media – scrive l’autrice − e mi stupiva quanto facile e rapido fosse reclutare via web i giovani europei e convincerli a partire a combattere per il Califfato in Siria e Iraq”, ma ancora più facile è per loro − e in fondo anche per noi − passare dal video di una decapitazione alla gif di un gattino come se facessero parte della stessa narrazione. Nel momento in cui lo guardiamo, lo schermo diventa il mondo, i nostri desideri e abitudini diventano cibo per gli algoritmi e più fingiamo di essere qualcun altro, più ci nascondiamo dietro una maschera, più quella presenza dietro cui ci siamo nascosti prende il controllo delle azioni e dei sentimenti. Bekmambetov costruisce un gigantesco dispositivo che incarcera lo sguardo, costringendolo a guardare se stesso ovunque, dimostrando come l’apparente limitatezza del mezzo sia in realtà tutto quello di cui abbiamo bisogno per amare, soffrire, imparare, scegliere. E allora il gattino diventa sineddoche di felicità, il multitasking di apprensione, la chiamata in arrivo è l’urgenza di una decisione. Il meccanismo soffocante funziona, si è evoluto da Buried a Unfriended, ma resta sempre un ottimo strumento di tensione come dimostra Profile che, una volta scrollatosi di dosso digressioni sullo stile, riesce a stupire per forma, ritmo, intensità e costruzione dell’intreccio. Fosse stato girato come il 99% dei film affini probabilmente ora staremmo parlando dell’ennesima timbratura del cartellino di Bekmambetov. Ma così non è, facciamocene una ragione.
Profile [id., USA/Gran Bretagna/Cipro/Russia 2018] REGIA Timur Bekmambetov.
CAST Valene Kane, Shazad Latif, Christine Adams, Emma Cater, Morgan Waktins.
SCENEGGIATURA Timur Bekmambetov, Brittany Poulton, Olga Kharina. MONTAGGIO Andrey Shugaev.
Drammatico/Thriller, durata 105 minuti.