Quando le distanze uniscono
È un’opera che mescola generi decisamente diversi come sci-fi, road movie e commedia sentimentale quella firmato dal regista Peter Chelsom e prodotta da Netflix. L’autore britannico, che ha diretto film romantici come Serendipity – Quando l’amore è magia e Shall We Dance?, non rinuncia nemmeno questa volta al filone affettivo, ma decide di non renderlo predominante.
Il miliardario Shepherd è lo sponsor/ideatore dell’innovativa missione spaziale che rende possibile la creazione del primo stabile insediamento umano su Marte. Ma non tutto va come previsto: a viaggio interplanetario già avviato, Sarah – astronauta a capo della spedizione – scopre di aspettare un bimbo, Gardner, che dà alla luce non appena atterrati e che diventa di fatto il primo vero cittadino del Pianeta Rosso. Apparentemente felice, il ragazzo cresce grazie alle affettuose attenzioni degli scienziati della base e giocando con costosissimi robot. In realtà sente terribilemente la mancanza della compagnia dei suoi coetanei e della madre, venuta a mancare alla sua nascita. Cerca di lenire la sua solitudine e rimediare a queste privazioni grazie all’amicizia virtuale di Tulsa, una coetanea americana che conosce tramite una videochat che mantiene clandestinamente infrangendo i protocolli di sicurezza del programma spaziale. S’ingegna allora per venire sulla Terra per conoscere la ragazza e cercare assieme a lei l’ignoto padre biologico. Sul nostro pianeta però la nascita di Gardner è stata sempre tenuta top secret… L’antropologia e l’etologia umana insegnano che la gestione dello spazio prossemico individuale cambia da cultura a cultura oltre che nelle diverse epoche. Che dire però della singolare condizione nella quale vive il giovane Gardner? Le poche conoscenze umane e il claustrofobico ambiente della base scientifica gli stanno stretti: spesso fugge isolandosi tra le rosse dune marziane per trovare un contatto con la madre che ha perso e supera, grazie alle apparecchiature d’avanguardia a cui ha accesso, anni luce di distanza per parlare con l’unica persona nell’universo che condivide la sua stessa lunghezza d’onda. Una ragazzina matura (con il volto sveglio e lo sguardo malinconico di Britt Robertson, già vista nella serie Life Unexpected) continuamente sballottata tra una famiglia affidataria e l’altra. Il tutto condito dal tema del viaggio, molto esplorato nel Cinema e qui nella duplice versione spaziale e terrestre, come iter fisico e mentale necessario per poter realizzare gli altrui e propri sogni. E mettere finalmente radici da qualche parte.
Lo spazio che ci unisce [The Space Between Us, USA 2016] REGIA Peter Chelsom.
CAST Asa Butterfield, Britt Robertson, Gary Oldman, Carla Gugino.
SCENEGGIATURA Allan Loeb. FOTOGRAFIA Barry Peterson. MUSICHE Andrew Lockington.
Fantascienza/Avventura, durata 120 minuti.