68. Berlinale – Berlin International Film Festival, 15 – 25 febbraio 2018, Berlino
Rape, Blood, Cannibalism and Rape
Durante una crociera una gang stupra una ragazza mentre il capo uccide il fidanzato e ne getta il corpo in mare, il tutto per compiacere un senatore senza scrupoli. Il mattino successivo la nave e tutti i suoi occupanti si ritrovano proiettati sopra le nuvole. Consapevoli che il cibo sarà sufficiente solo per pochi giorni, le varie fazioni formatesi si fanno la guerra, senza esclusioni di colpi (proibiti) in un’escalation di violenza che potrà finire solo in un unico, tragico modo.
Da un po’ di tempo il nichilismo di Kim Ki-duk ha preso la forma di una profondissima misantropia. L’unico modo per metterla in scena, cercando così di chiudere il seme del male dentro lo schermo, è costruire un nuovo viaggio dantesco che dall’umano (la Terra) passi a piani superiori di consapevolezza (lo spazio ma soprattutto il tempo) per poi tornare, depurato, al punto di partenza. Ma l’approdo, proprio perché viziato da un disgusto totale nei confronti dell’umanità e dei sentimenti, non può essere celebrativo della vita, semmai annuncia un nuovo, terribile, percorso ingabbiato dentro un nastro di Möbius (strizzatina d’occhio). Human, Time, Space and Human si presenta come un film d’exploitation che porta all’estremo la struttura narrativa dell’horror − un gruppo numeroso che si riduce progressivamente fino a configurare una sfida vis-à-vis – per toccare i sottogeneri apicali con lo splatter e, soprattutto, il cannibal movie. Nella più classica delle tradizioni di genere il sesso chiama violenza e viceversa e la donna passa da vittima sacrificale a coraggiosa vendicatrice entro l’inizio del quarto quarto di film per poi assurgere, infine, al ruolo di Madre. Nonostante il tripudio di sangue, arti, falangi, ci troviamo di fronte al Kim Ki-duk meno radicale mai visto, lontano anni luce sia dalla finezza di Ferro 3 – La casa vuota che da un’idea di redenzione possibile, seppur dolorosa, presente in Pietà. Ma siamo anche lontanissimi da un’idea di cinema capace di distinguersi, come in passato, per visione e conduzione (degli attori, in particolare). Siamo in presenza di un regista tracotante, superbo, forse annoiato, sicuramente sempre più distante dal pubblico.
Human, Time, Space and Human [id., Corea del Sud 2018] REGIA Kim Ki-duk.
CAST Mina Fujii, Jang Keun-suk, Ahn Sung-ki, Lee Sung-jae, Ryoo Seung-bum.
SCENEGGIATURA Kim Ki-duk. FOTOGRAFIA Lee Jeong-in. MUSICHE Park In-young.
Drammatico/Horror, durata 122 minuti.