Il cabaret al posto della psicanalisi
Vincitrice dei Golden Globe per la Miglior Comedy e per la Miglior Attrice in una Comedy (andato a Rachel Brosnahan), The Marvelous Mrs. Maisel è una serie piuttosto ambiziosa, sia per la sua ambientazione storica (la New York degli anni Cinquanta) sia per la riflessione che l’ideatrice Amy Sherman-Palladino pone sul ruolo della donna e sull’intreccio tra vita e spettacolo.
La storia è quella di Midge Maisel, una giovane donna dell’alta borghesia ebraica che per una serie di circostanze si appassiona al cabaret, fino a voler diventare lei stessa una stand-up comedian. Un lavoro non previsto per una ventiseienne che il proprio ambiente sociale destinava a essere solo madre, moglie e casalinga. Se qui il tema dell’indipendenza femminile è intrinseco ed evidente fin dal soggetto di partenza, quello metanarrativo del rapporto tra biografia e cabaret risulta più raffinato e forse più sotteso, anche se lampante fin dalle prime puntate, quando la protagonista trae i propri numeri dagli avvenimenti più importanti della sua vita. Un elemento, quest’ultimo, che da un lato sottolinea quanto lo spettacolo possa essere per l’artista una valvola di sfogo (qui Midge sembra sostituire il lettino dello psicanalista con il palcoscenico), mentre dall’altro mette in evidenza quanto la quotidianità possa essere osservata ed elaborata per venire trasformata in uno sketch, in una battuta o in un racconto. Tutte questioni affrontate in una serie briosa ed elegante, che si avvale di dialoghi molto ritmati, personaggi ben caratterizzati e interpretati, una raffinata ricostruzione storica (mirata a sottolineare le differenze tra la New York alto-borghese della protagonista e i quartieri popolari dei locali bohémien) e, infine, di una regia a tratti più cinematografica che televisiva, che in alcuni momenti osa dei sinuosi piani sequenza e sfrutta la profondità di campo in funzione comica. Ma nonostante tali qualità, non ci troviamo di fronte a una serie particolarmente memorabile, soprattutto a causa di una sceneggiatura che svela il senso “femminista” in modo leggermente programmatico e che pone la dialettica tra vita e spettacolo con dei meccanismi narrativi a volte un po’ forzati e ripetitivi. Dunque, The Marvelous Mrs. Maisel risulta indubbiamente una serie ben realizzata e confezionata, ma meno coinvolgente e sorprendente di quanto avrebbe potuto essere. La sensazione finale è quindi che la sua vittoria ai Golden Globe sia dovuta non solo e non tanto alla sua (buona) qualità, quanto al suo significato femminista, che in un anno segnato dal caso Weinstein e dal #metoo la stampa estera di Hollywood non ha voluto e potuto ignorare.
The Marvelous Mrs. Maisel [id., USA 2017] IDEATRICE Amy Sherman-Palladino.
CAST Rachel Brosnahan, Michael Zegen, Alex Borstein, Tony Shalhoub, Marin Hinkle.
Commedia, durata 47-57 minuti (episodio), stagioni 1.