Ma mi si nota di più se…
In Caro diario Nanni Moretti entra in un cinema dove proiettano un film in cui ex sessantottini si lamentano del loro presente ed esclama “Voi gridavate cose orrende e violentissime e vi siete imbruttiti; io gridavo cose giuste e sono uno splendido quarantenne!”.
Immaginando uno di quei collegamenti mentali che talvolta uniscono film diversi tra loro, chissà cosa avrebbe esclamato Moretti se in quel cinema romano avessero dato The Party di Sally Potter, feroce, incisivo ed essenziale (dura 70 minuti) come una sentenza lapidaria che chiude dibattiti e discussioni, gioco al massacro la cui cui vittima è una sinistra, intesa nel suo senso più vasto, già ben oltre l’orlo di una crisi di nervi. In scena, ideali che sono diventati o la parodia di loro stessi, o dogmi allo stesso modo delle imposizioni che volevano combattere. Il party del titolo è la festa che la nuova ministra ombra della sanità, laburista, tiene nel suo elegante appartamento per festeggiare la nomina insieme agli amici più cari, ma può anche essere letto come un riferimento al “partito” laburista e alle sue anime. C’è il marito (Timothy Spall, l’interprete più intenso), intellettuale umanista che fin da subito pare distante e distratto; c’è l’amica cinica e disincantata che ha abbandonato l’idealismo della gioventù approdando al realismo più impietoso e suo marito (Bruno Ganz), un guru vagamente new age e complottista; ci sono la professoressa lesbica che studia i rapporti di genere con la giovane fidanzata incinta grazie alle fecondazione in vitreo, e c’è un banchiere agitato non solo a causa della polvere che sniffa. Un segreto rivelato dal marito della neoministra apre il walzer degli orizzonti egotici, delle rivendicazioni, dei rinfacciamenti e delle ripicche che portano il gruppo verso il baratro e soprattutto mostrano come in molti casi l’idea che si ha di sé non sempre regge la forza d’urto della realtà. The Party ha un’impostazione chiaramente teatrale; girato secondo le regole dell’unità di luogo, tempo e azione e con un elegante bianco e nero, ha il suo punto di forza principale nel cast in forma smagliante. Funzionano anche i dialoghi, che scorrono sempre senza intoppi e divertono, ma che non sempre trovano la giusta forza sarcastica e la giusta incisività politica, trasmesse un po’ a intermittenza. È un po’ questo il problema che impedisce al film di Sally Potter di prendere il volo e di far deflagrare davvero tutta la sua cattiveria e il suo disincanto. L’alternare cioè momenti, ritratti e accuse risapute ad altre che invece colgono il segno. Complice una certa stilizzazione, il sospetto è quello di trovarsi di fronte ad un esercizio di stile a tema “gioco al massacro”. A dissipare questo dubbio non aiuta certo il deludente (e banale) colpo di scena finale.
The Party [id., Gran Bretagna 2018] REGIA Sally Potter.
CAST Kirstin Scott Thomas, Timothy Spall, Bruno Ganz, Patricia Clarkson, Cillian Murphy, Emily Mortimer.
SCENEGGIATURA Sally Potter. FOTOGRAFIA Aleksei Rodionov. MONTAGGIO Anders Refn, Emilie Orsini.
Commedia, durata 71 minuti.