Le sottili insidie del T9
«É facile voler bene a Carlo Verdone, un po’ meno a certi suoi film» scriveva Alberto Pezzotta riguardo a Sotto una buona stella. Un po’ è vero, in particolare se guardando le sue ultime più o meno deludenti opere la memoria torna ai suoi classici, a quei film a cui più o meno tutti siamo, per ragioni affettive come per motivazioni più critiche, in qualche modo legati.
Lo stesso discorso può essere fatto per Benedetta follia. Almeno in parte. Probabilmente non vi sorprenderà leggere che anche questo ha poco da spartire con, mettiamo, Maledetto il giorno che ti ho incontrato o Borotalco, che non ha momenti capaci di rimanere come Bianco, rosso e Verdone e che manca la sottile satira del sottovalutato Gallo Cedrone o l’amara tenerezza di Al lupo! Al lupo!; non vi sorprenderà neanche sentire che, aldilà del valore del film, è – appunto – comunque difficile avercela davvero con il comico romano. Tutto secondo le un po’ sconsolate previsioni della vigilia. Benedetta follia non è però così inerme e privo d’interesse come lo sono stati gli ultimissimi lavori del nostro. Perlomeno è assente quel qualunquismo con cui Verdone negli ultimi anni ha affrontato snodi decisivi della nostra società e della contemporaneità, in particolare se riferiti alle nuove generazioni. E l’alchimia con Ilenia Pastorelli è più saporita di quella con Paola Cortellesi, Laura Chiatti e Antonio Albanese. Verdone qui decide di volare più basso, a livello narrativo e di approccio con la contemporaneità, e di riprendere, in maniera quasi nostalgica e disillusa, alcuni dei luoghi topici del suo cinema. Il moderatamente divertente Benedetta follia è una favola sentimentale ingenua, semplice e un po’ fuori dal tempo, condita dalla solita “malincomicità”, dal contrasto coattitudine-borghesia e dalle insidie delle nuove tecnologie e con un lieto fine quasi spiazzante nella sua ingenuità e improbabilità. L’elemento visivo più immediato di questo tono quasi favolistico di fondo è Roma, tirata a lucido ed esaltata in tutto il suo splendore più puro e fuori dal tempo, che sia quello dei sontuosi panorami o quello nascosto dei cortili e dei palazzi. Un’Urbe stupenda, incapace di fare la stupida nonostante gli accenni ai cravattari (usurai in gergo romano) e al sottobosco di criminalità e disagio periferico. Carlo Verdone riprende gli elementi più tipici della sua poetica svuotandoli di ogni pretesa di complessità e di ogni lettura secondaria, usandoli come fossero simulacri; e il dialogo tra il protagonista e la visione del coatto motociclista proveniente dal suo passato e che sembra uscito da Troppo forte o Viaggi di nozze pare il segnale più evidente della consapevolezza di un cinema che non può più avere lo smalto di un tempo. Per quanto continui ad essere difficile volergli davvero male.
Benedetta follia [Italia 2018] REGIA Carlo Verdone.
CAST Carlo Verdone, Ilenia Pastorelli, Maria Pia Calzone, Lucrezia Lante Della Rovere.
SCENEGGIATURA Nicola Guaglianone, Roberto Marchionni, Carlo Verdone. FOTOGRAFIA Arnaldo Catinari. MUSICHE Michele Braga, Tommy Caputo, Lele Marchitelli.
Commedia, durata 109 minuti.