SPECIALE OSCAR 2018
L’animazione della memoria
Anche quando appaiono piuttosto semplici e scontati, i prodotti della Pixar contengono in realtà una serie di elementi tematici, narrativi e formali che li rendono dei film piuttosto profondi e stratificati. Ne è un esempio lampante Coco, lungometraggio che dietro la sua struttura tradizionale cela degli spunti che sembrano derivare dal più palesemente adulto e “sperimentale” Inside Out.
Qui il protagonista è Miguel, un ragazzino messicano il cui sogno di diventare chitarrista viene ostacolato dalla famiglia, che a causa di antichi rancori ha bandito per sempre la musica dalle sue mura. Al piccolo eroe non resta quindi altro da fare che suonare di nascosto e rivelare il proprio talento in una gara canora che si tiene durante il Día de Muertos. Ma quando una serie di circostanze lo costringeranno a rubare lo strumento del proprio mito (il musicista defunto Ernesto de la Cruz), il ragazzo si troverà improvvisamente nel mondo dei morti. Come si può intuire da tale sinossi, Coco è un film molto classico tanto nei temi quanto nella struttura narrativa, molto vicina ad altri lavori di casa Lasseter e, più in generale, al cinema per l’infanzia: qui, infatti, il racconto si basa sul tipico viaggio formativo di un “diverso” che deve perseguire il suo sogno e affermare la propria identità contro il volere di tutti e sulla creazione di un universo più o meno fantastico dalle caratteristiche antropomorfe. Una serie di elementi portati avanti con ritmo vivace e alcune belle invenzioni visive e narrative (dall’uso massiccio dei colori sgargianti al prologo raccontato tramite le decorazioni di diversi panni stesi) e dietro i quali l’opera affronta problematiche difficili come il rapporto che si ha con i propri defunti, con il loro ricordo e, in definitiva, con la memoria. Una tematica, quest’ultima, che emerge soprattutto nella seconda parte, nella quale si scopre che i morti possono scomparire dall’oltretomba quando questi vengono completamente dimenticati dai vivi. Un’idea narrativa evidentemente presa da Inside Out (vi ricordate l’amico immaginario della bambina che si dissolve a metà film?) e che qui acquisisce una centralità maggiore, rendendo l’aldilà non solo un universo fantastico e “mitologico”, ma anche un posto mosso dal ricordo e dalla memoria; dunque, un luogo-simbolo dell’anima e, in qualche modo, della mente. E anche se più indiretto e meno concettuale rispetto a Inside Out, qui il riferimento alla psiche è quasi altrettanto chiaro e importante, tanto da fare di Coco un’opera più profonda e ambiziosa di quanto sembri, con la quale la Pixar dimostra ancora una volta la sua capacità di unire intrattenimento e complessità, avventura e stratificazione, fantasia e riflessione.
Coco [id., USA 2017] REGIA Lee Unkrich, Adrian Molina.
CAST (DOPPIATORI ORIGINALI) Gael García Bernal, Anthony Gonzalez, Benjamin Bratt, Alanna Ubach.
CAST (DOPPIATORI ITALIANI) Mara Maionchi, Valentina Lodovini, Emiliano Coltorti, Luca Tesei.
SCENEGGIATURA Adrian Molina, Matthew Aldrich. MONTAGGIO Lee Unkrich, Steve Bloom. MUSICHE Michael Giacchino.
Animazione, durata 109 minuti.