Arriva l’uomo della sabbia
Il teatro non è solo un omaggio in La ruota delle meraviglie, il nuovo film di Woody Allen, ma è il filtro attraverso cui raccontare la storia di Ginny, una cameriera con un passato frustrato da attrice, del marito un po’ beone e ruvido ma non cattivo, della figlia di primo letto di lui che ha lasciato il gangster con cui era sposata e che ora la vuole far fuori e del bagnino che racconta la storia, che forse l’ha scritta perché aspirante drammaturgo e che s’innamora prima di Ginny e poi della figliastra.
Allen scrive questo dramma venato di ironia meta-linguistica ma che ci mette poco per smarcarsi dal gioco, seppure gustoso, stile Melinda e Melinda, perché ciò che gli interessa è il ritratto di due donne che poco a poco diventa la discesa negli abissi di una delle due (da Blue Jasmine a Sunset Ginny, per citare Francesco Alò): costruire un mondo falso all’esterno ma ineluttabile al suo interno che risucchia tutti i personaggi e caricare il dolore sulle spalle sacrificali di una sola donna. E in secondo luogo ad Allen interessa restituire la pervasività del meccanismo teatrale attraverso la potenza di quello cinematografico. Partendo innanzitutto dal filtro: un filtro narrativo (quattro personaggi che entrano ed escono dalle vite altrui come dalle quinte raccontati da uno di loro, forse il loro demiurgo, sconfitto come tutti), ambientale (i set), attoriale (fino al monologo finale di Ginny, una magnifica Kate Winslet, vitale, afflitta e conturbante), umano e filmico che dà un nuovo campo d’azione al pessimismo ironico di Allen; un filtro interpretato da Justin Timberlake che regola registri, scelte e idee di regia, citazioni (O’ Neill soprattutto ma anche Williams, Wilder, Miller) e distorsioni della percezione dello spettatore e che si condensa in un’idea di cinema che lascia senza fiato a tratti e che trova in Vittorio Storaro un vero co-regista: il suo uso della luce e dell’immagine digitale supera il pur pregevole lavoro fatto per Allen in Café Society in un tripudio di dettagli e quadri che scolpiscono i personaggi, di luci che sfumano di continuo in un caleidoscopio espressivo iperrealista, di movimenti di macchina di grazia e splendore capaci di rendere cinema alto la fluidità naturale del palcoscenico. E che Allen sia anche un maestro di cinema e regia ce lo ricorda il montaggio di Alisa Lepselter, simbolico nell’uso di dissolvenze incrociate e stacchi concettuali che arricchiscono a livello visivo e intellettuale un dramma in equilibrio tra cerebralità e viscere, imploso, senza catarsi, suggellato da un finale meraviglioso e letteralmente fiammeggiante.
La ruota delle meraviglie [Wonder Wheel, USA 2017] REGIA Woody Allen.
CAST Kate Winslet, Juno Temple, Jim Belushi, Justin Timberlake.
SCENEGGIATURA Woody Allen. FOTOGRAFIA Vittorio Storaro. MONTAGGIO Alisa Lepselter.
Drammatico, durata 101 minuti.
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