Una sorda crudeltà
Andrey Zvyagintsev è ormai un autore consolidato, la cui coerenza tematica e stilistica indica un percorso vissuto e sincero. Sin dal folgorante Il ritorno del 2003 ha sempre lavorato con due elementi, le relazioni familiari e l’ambiente naturale, dosandoli con sapienza e dando loro una forma tanto efficace quanto originale.
Ma fino a che punto il suo cinema può essere un’eccezione, fino a che punto può rinnovarsi? Con questo Loveless cominciano ad essere visibili i segni di stanchezza di un mondo cinematografico che vuole rispecchiare una forma più che crearne una. È come se Zvyagintsev avesse voluto fare un film “alla Zvyagintsev”, come se avesse perduto la spontaneità di quella perfetta alchimia di ingredienti che in Leviathan (2014) era ancora strabiliante. Al centro della vicenda c’è Alexey, un ragazzino di dodici anni sensibile e solitario, che assiste impotente allo sgretolarsi del proprio ambiente famigliare: i suoi genitori sono prossimi alla separazione e in casa non fanno che evitarsi, litigare e scambiarsi accuse, gettando sull’altro tutto il carico di colpe e responsabilità. I due non sembrano accorgersi della sofferenza di Alexey, tanto da far sospettare che i loro sentimenti si siano svuotati e inariditi anche nei confronti del figlio. Si illudono che lui possa continuare spensierato a ripetere i gesti quotidiani, la colazione, i compiti, la scuola, e ogni segnale di eversione viene ammutolito e respinto. Ma come ogni individuo i cui malesseri restano inascoltati e la cui negatività è senza sfogo o via d’uscita, anche Alexey porta all’estremo i propri gesti e le proprie azioni, così da essere ascoltato “per forza”: non va a scuola e sparisce nel nulla, mentre i propri genitori, travolti dalle rispettive routine, non si accorgono della sua scomparsa se non un giorno dopo. La ricerca costringe la coppia a riavvicinarsi, ma i loro incontri sono pieni di frizioni e scintille: anche nel dolore comune sanno farsi del male a vicenda segnando una separazione incolmabile. Un segno di Alexey resta invisibile e indecifrabile, un nastro segnaletico lanciato su un ramo, che pende come fosse una foglia, una speranza, su un albero spoglio e nero ed è su questo dettaglio che Zvyagintsev chiude il film, lasciando, come nelle altre sue opere, il commento, il “coro”, alla natura, alla sua forza soverchia, senza mezzi termini. Niente più del clima rigido e dei paesaggi urbani innevati può fare da cornice ad una storia così asciutta e, in un certo senso, crudele. Niente più della velocità degli operai che svuotano la casa di Alexey da mobili e carta da parati può rappresentare meglio il tempo che passa e travolge ogni cosa ed ogni sentimento con la sua sublime ed assoluta indifferenza.
Loveless [Nelyubov, Russia 2017] REGIA Andrey Zvyagintsev.
CAST Maryana Spivak, Aleksey Rozin, Matvey Novikov, Marina Vasilyeva.
SCENEGGIATURA Oleg Negin. FOTOGRAFIA Mikhail Krichman. MUSICHE Evgueni Galperine, Sacha Galperine.
Drammatico, durata 128 minuti.