Scherza con i fanti
Nel documentario di Gianfranco Pannone Lascia stare i santi si susseguono feste, processioni, riti, cerimonie e tradizioni. Il film, affascinante a livello emotivo immediato e preciso a livello antropologico, attraverso decine d’immagini di repertorio da tutta Italia comprese tra gli anni Venti e gli anni Novanta, ci accompagna in un viaggio che segue due coordinate.
La prima è quella della fu Italia contadina. La seconda è quella del “sacro” inteso nel suo senso più profondo, arcaico e intimo, che travalica i confini della fede più ortodossa e codificata assumendo connotazioni anche laiche, e che è il frutto di secolari tradizioni nelle quali il cattolicesimo popolare ha ereditato aspetti del paganesimo. Da sud a nord, le immagini ricordano come questo senso del sacro fosse legato a doppio nodo alla vita quotidiana delle comunità rurali, ai suoi tempi e ai suoi ritmi, che fossero quelli della vita familiare, quelli del lavoro o quelli dei campi. Rivedendo queste variegate e talvolta per gli occhi contemporanei eccessive e strambe cerimonie, non c’è spazio per la teologia e l’ortodossia; le comunità piegavano il cattolicesimo alla propria esperienza quotidiana. Risaltano così in queste manifestazioni i santi, anche a costo di mettere in secondo piano il Cristo. I santi considerati come persone che hanno vissuto le stesse difficoltà e che con il loro esempio erano un modello. Il montaggio delle immagini di repertorio riesce a restituire questo misticismo popolare e superstizioso, secolare e arcaico, religioso ma anche molto concreto, legato più alla terra che al cielo, dipingendo anche uno spaccato dell’Italia rurale nei decenni in cui gradualmente il nostro paese divenne industriale e aprì le porte al progresso e alla modernità diffusi. Pannone non rimpiange quell’Italia, non la considera “povera ma bella”. Il suo è uno sguardo da antropologo e da storico, preciso e ricco di spunti, interessato a cogliere gli aspetti più interessanti e stimolanti e non a dare giudizi. Semmai lamenta il rischio che insieme all’acqua sporca sia stato buttato via anche il bambino, e che si siano persi certi aspetti positivi di quelle tradizioni, come il consolidare la comunità o il combattere l’omologazione e il razionalismo anche laddove non serve. Lascia stare i santi difficilmente non piacerà a chi è interessato di antropologia e storia, anche se non credente, ma riesce pure ad affascinare nell’immediato, anche grazie alla sensazione di “nostalgia di epoche non vissute” tipica di operazioni come queste, al montaggio che crea un flusso di coscienza unico e coerente e alle musiche, selezionate da Ambrogio Sparagna nell’altrettanto vasto bacino di canti e sonorità popolari, estremamente evocative.
Lascia stare i santi [Italia 2017] REGIA Gianfranco Pannone.
CAST (VOCI NARRANTI) Sonia Bergamasco, Fabrizio Gifuni.
SOGGETTO Gianfranco Pannone. FOTOGRAFIA Tarek Ben Abdallah. MUSICHE Ambrogio Sparagna.
Documentario, durata 75 minuti.