35° Torino Film Festival, 24 novembre – 2 dicembre 2017, Torino
Via di fuga
Se volessimo trovare nella 35. edizione del Torino Film Festival, pur nella consueta varietà dell’offerta, un filo conduttore che leghi parte delle opere presentate, lo individueremmo nella rappresentazione di esistenze giovanili sospese e interrotte in quello che pare un costante presente, con le aspirazioni, gli orizzonti e i sogni bloccati o offuscati.
Situazioni e condizioni di attesa, di straniamento e di disagio. Per citare alcuni titoli, nel concorso l’indie cinese The Scope of Separation, la favola nichilista Blue Kids di Andrea Tagliaferri o l’inglese Daphne; nelle sezioni collaterali su tutti Closeness di Kantemir Balagov. Questo disagio – che in molte opere è perlopiù interiore e vago – nel film vincitore del festival Don’t Forget Me è fisico e palese. Protagonisti sono infatti una ragazza che soffre di anoressia, residente in un centro dedicato ai problemi alimentari, e un suonatore di tuba con problemi psichici. Il loro incontro, il loro trovarsi, l’essere reciproco mutuo soccorso e il legame sempre più forte aprono le porte di una notte in cui si riaccendono speranze e illusioni, nella quale il presente pare poter avere una via di uscita fino a poche ore prima insperata. Sulla carta, le tematiche affrontate da Ram Nehari nel suo esordio nel lungometraggio erano certamente delicate. Il regista israeliano ha trovato invece il modo sia di rappresentarle in maniera diretta e sincera, senza nascondere gli elementi più problematici, sia di evitare il didascalismo e l’insistenza ricattatoria, filtrandole con le armi di un’ironia leggera e non invadente, con l’atmosfera di sottofondo vagamente surreale e concentrandosi principalmente sull’incontro tra le due interiorità spezzate e sulla loro crescente amicizia. Don’t Forget Me è innanzitutto una stralunata, delicata e straniante, per quanto inevitabilmente problematica, storia d’amore, che molto si affida alle coordinate proposte dalle commedie dolciamare di certo indie statunitense. Viene trasmesso, anche da questo punto di vista senza dimenticare la gravità delle situazioni, un senso di vitalità e di speranza, per quanto disperate, acri e filtrate dall’ironia. Nella prima parte, quella in cui i due – in particolare lei – sono bloccati nella loro condizione, dominano i primi piani, che in qualche modo schiacciano i volti dei personaggi; man mano che la notte avanza, i due si legano e dominano invece i campi medi e i campi lunghi, nei quali i due, sempre al centro dell’inquadratura, sono come “liberati” nel contesto e nel mondo che li circonda, diventandone i protagonisti. Scelta stilistica che sottolinea alla perfezione l’evolversi della nottata e delle speranze, e che contribuisce a creare l’empatia e la partecipazione nei confronti delle due interiorità perse e devastate.
Don’t Forget Me [Al tishkechi Oti, Israele/Francia/Germania 2017] REGIA Ram Nehari.
CAST Nitai Gvirtz, Moon Shavit, Carmel Bato, Ronna Lipaz Michael.
SCENEGGIATURA Nitai Gvirtz. FOTOGRAFIA Shark De Mayo. MUSICHE Steve Naio.
Drammatico/Commedia, durata 87 minuti.