35° Torino Film Festival, 24 novembre – 2 dicembre 2017, Torino
SPECIALE TORINO FILM FESTIVAL
La società del talent show
“Scrivere è fantastico, ma parlare è meglio”. Lo dice uno dei ragazzi protagonisti di À voix haute ed è una perfetta frase di lancio pubblicitario per il film di Stéphane De Freitas, una finestra vagamente inquietante sul mondo e la comunicazione pubblica nonostante le premesse e le ambizioni di racconto stimolante, motivazionale, persino edificante. Perché le scelte di regia e di racconto aprono più dubbi che certezze e questi dubbi dicono molto della società in cui il film nasce e cresce.
Tutto parte da “Eloquentia”, il corso di oratoria e la seguente competizione che si svolgono annualmente all’Università di Saint-Denis, in uno dei sobborghi più difficili di Parigi. Il documentario, co-diretto da Ladj Ly, racconta un’annata del progetto, mostra i diversi ragazzi alle prese con le lezioni, l’affinamento delle loro capacità e la disponibilità a svelarsi in pubblico prima di sfidarsi l’uno con l’altro per il titolo di miglior oratore dell’anno. Ma quello che fanno i ragazzi è molto spesso lontano dall’arte oratoria e dal dibattito civile: rappano, declamano poesie, recitano, fanno stand-up comedy. Occasionalmente dibattono e il classico scontro retorico che la cultura anglosassone ha reso celebre diventa qui una sorta di idealistico talent-show, Saint-Denis Got Talent. Se l’arte oratoria, il dibattito, la capacità di convincere con la forza delle idee sono la base della politica e lo scheletro della democrazia, À voix haute è uno specchio perfetto – sebbene involontario – dello stato delle cose, della riduzione dell’opinione pubblica ad audience e della cosa pubblica a competizione: nonostante infatti il principale insegnante del corso chieda argomentazioni, razionalità e trasparenza intellettuale quello che vediamo è un campionario di reazioni epidermiche, in cui l’emozione supera la ragione, la performance azzera la parola, lo spettacolo si è impadronito della politica. E la forma scelta da De Freitas e Ly è conseguente e sintomatica, ovvero quella del factual televisivo: la costruzione narrativa, il crescendo sulla gara, l’attenzione all’umanità di ragazzi provenienti da situazioni spesso disagevoli, la selezione delle situazioni (la giuria che dibatte di nascosto come in MasterChef), le battute dei “personaggi”, il montaggio e l’uso delle musiche. Ovviamente il tutto coniugato a un contenuto morale forte e appassionante, di valore civile indubbio che gli dà una connotazione alta. Ma proprio in queste sue continue scorciatoie stilistiche fatte per accalappiare lo spettatore e il suo cuore, À voix haute dice precisamente, forse meglio di un film bello e rigoroso, cosa è diventato il dibattito pubblico e quindi la politica (il mondo) che lo genera: un discorso di pancia e lacrime in cui il cervello e le parole hanno solo funzione circense.
À voix haute – La force de la parole [id., Francia 2017] REGIA Stéphane De Freitas, Ladj Ly.
CAST Leïla Alaouf, Souleïla Mahiddin, Eddy Moniot, Elhadj Touré, Bertrand Périer.
SOGGETTO Stéphane De Freitas. FOTOGRAFIA Ladj Ly, Timothée Hilst. MUSICHE Superpoze.
Documentario, durata 99 minuti.