35° Torino Film Festival, 24 novembre – 2 dicembre 2017, Torino
La classe operaia va all’inferno
Diretto da Pedro Pinho, del collettivo indipendente di registi e produttori Terratreme Filmes, A fábrica de nada è un film sorprendente, con cui il cinema portoghese contemporaneo si conferma tra i più politici e interessanti in circolazione.
Nei film d’autore di Pedro Costa e Teresa Villaverde, di cui durante questo TFF si è visto il bel Colo, nella poetica originalissima dell’ultracinefilo Miguel Gomes, la realtà drammatica del Portogallo in crisi economica e sociale degli ultimi anni diventa un ottimo materiale per mescolare, con grande libertà, visionarietà e realismo semidocumentaristico. I dettagli degli avvenimenti quotidiani, che dilatano e rallentano il ritmo di A fábrica de nada, non corrispondono, in questo film, a differenza di ciò che avviene col maestro dello slow cinema impegnato, Lav Diaz, a una costruzione rigorosa, lirica ed estetizzante dell’inquadratura. In A fábrica de nada prevale invece un realismo ordinario, solo le scene erotiche sono più stilizzate. Ma, nella parte finale, non mancano inaspettati momenti musical che, magari, non hanno la leggiadria di quelle morettiane con il pasticciere trotskista, ma ottengono lo stesso effetto di brechtiano straniamento nello spettatore. Del film di Pedro Pinho rimane impressa soprattutto la scansione singolare del ritmo, sulla lunga e insolita distanza delle tre ore di durata, con cui, pur senza alcuna concitazione ma con poche lungaggini, rimaniamo incollati allo schermo. Se ormai a sinistra non si parla più molto di internazionalismo, da Marx al movimento No Global l’unione e la collaborazione tra i lavoratori mondiali sono state fortemente auspicate, contro le trasformazioni del capitalismo. La vicenda narrata in A fábrica de nada, dunque, legata a un mondo industriale e a un contesto economico apparentemente lontani, ma in verità attualissimi e non dissimili dalla situazione italiana, con il suo susseguirsi ejzenštejniano delle varie fasi di mobilitazione e conflitto interno degli operai, in una fabbrica di ascensori in chiusura, a Póvoa, è esemplare per tutti. E i riferimenti più specifici al Portogallo, come la sequenza in cui un personaggio mostra a un operaio un mitra sepolto sottoterra da decenni ed esclama “bisogna fare la rivoluzione, ma non con i garofani!”, rendono solo meno astratto il linguaggio che il film utilizza. C’è anche qualcosa di metacinematografico: il cineasta Daniele Incalcaterra interpreta un regista argentino che si aggira per gli spazi della fabbrica occupata, per effettuare le riprese del musical (lo vediamo convincere gli operai a rigirare una scena, lo ascoltiamo dare indicazioni in voce off) e gli operai raccontano ciascuno il proprio percorso professionale, come nelle interviste con sguardo in camera, da documentario classico. Ma come fa notare uno dei lavoratori licenziati all’argentino, un musical neorealista sulle tute blu forse ha senso solo per i cinefili francesi.
A fábrica de nada [id., Portogallo 2017] REGIA Pedro Pinho.
CAST José Smith Vargas, Carla Galvão, Njamy Sebastião, Joaquim Bichana Martins.
SCENEGGIATURA Tiago Hespanha, Luisa Homem, Leonor Noivo, Pedro Pinho. FOTOGRAFIA Vasco Viana. MONTAGGIO José Edgar Feldman, Luisa Homem, Cláudia Rita Oliveira.
Drammatico, durata 177 minuti.