35° Torino Film Festival, 24 novembre – 2 dicembre 2017, Torino
Quando il meta è meta
Come per le litografie homemade che aprono e intervallano il racconto, lasciando emergere tra continue passate di colore il primo frame di ogni nuova sequenza del film, Flames di Zefrey Throwell e Josephine Decker è per molti versi un prodotto artigianale, che procede per stratificazioni e manipolazioni.
In linea con l’esperienza di Throwell, performer statunitense con base a New York, e della Decker, artista multidisciplinare che al cinema ha già dato un riconoscibile (e riconosciuto) contributo, la scelta dei due registi di filmare la propria relazione sentimentale si inquadra al contempo come operazione autoriflessiva sul problema della rappresentazione del sé nella contemporaneità liquida dei social e del digitale: durate oltre cinque anni, ben più a lungo della storia d’amore che esplorano e che dopo otto mesi già mostrano incrinata, le riprese di Flames non appartengono al puro dispositivo documentario, perché fin dalla prima situazione, quasi la parodia di un porno, scelgono millimetricamente il cosa e il come della messinscena di una passione che esplode attraverso i corpi, gli sguardi, i silenzi, le parole. In un certo senso gli autori nemmeno si pongono il problema dell’ascrizione a un genere, perché per due performer essere filmati e agire – come altre sequenze dimostreranno – sono due facce della stessa medaglia, e del resto nella prima parte del film, quando la relazione è in pura climax ascendente, lo spettatore può dirsi immerso in una dimensione fortemente drammaturgica, suggellata dai sottotesti di un viaggio in un’isola esotica delle Maldive che è anche prova iniziatica per un amore la cui idealità corre più in fretta di qualsiasi intenzione. Insomma, in Flames della suddetta medaglia si opta, più o meno consapevolmente, certo pericolosamente, di percorrere il dorso, quel confine sottile tra reale e fake che il film abbraccia proprio quando i termini tra oggetto del racconto – una relazione – e autori che vi si approcciano si invertono clamorosamente, e il focus non è più l’inseguimento di possibili frammenti amorosi, ma diventa l’identità stessa di chi ne sta montando il testo. Per questo il lavoro di Throwell e Decker non è soltanto un esercizio metacinematografico, ma compie il giro completo che del meta mostra un ulteriore lato meta, restituendoci il racconto esplicitamente finto di un amore, e il ritratto implicitamente vero di due artisti: la domanda malinconica, cioè, su come sia possibile, nel nostro tempo eternamente presente, restituire una dimensione autentica di se stessi, a partire dalla condivisione di un percorso che, solo quando è definitivamente perduto – e per perdersi ha scavato tutta la finzione possibile – si realizza nella verità che inesorabilmente succede ai titoli di coda.
Flames [Id., USA 2017] REGIA Zefrey Throwell, Josephine Decker.
CAST Zefrey Throwell, Josephine Decker, Hollis Wotherspoon, Nora Ash, Nadja Frank, Jomar Statkun.
SOGGETTO Zefrey Throwell, Josephine Decker. FOTOGRAFIA Ashley Connor. MUSICHE Zefrey Throwell.
Documentario, durata 86 minuti.