10° Archivio Aperto, 27 ottobre – 2 dicembre 2017, Bologna
L’umanità, un’unica grande famiglia
A Gustav Deutsch Archivio Aperto 2017 ha dedicato ben due appuntamenti, una proiezione serale di alcuni dei suoi film e un incontro con il pubblico, in cui il filmmaker austriaco e la moglie Hanna Schimek, graphic designer e pittrice, hanno illustrato il loro metodo di lavoro, dalle forti basi teoriche, con particolare riferimento a How We Live. Messages to the Family, la loro ultima opera.
How We Live è un film sulle immagini che, nelle riprese di persone trasferitesi da una nazione all’altra, acquistano valori molteplici, sia come forma di autorappresentazione, sia di comunicazione con i parenti rimasti in madrepatria. Se un tempo gli inglesi e gli olandesi che vivevano nelle colonie potevano solo spedire questi film in 16mm alle famiglie lontane, oggi all’amico e collaboratore marocchino di Deutsch, Mostafa Tabbou, che da Figuig è andato a vivere nella località olandese di Den Bosch, è sufficiente utilizzare un servizio di messaggeria istantanea o creare un profilo Vimeo per diffondere con facilità i propri film. How We Live, di cui è stato possibile vedere solo alcuni estratti, è musicato in parte da Christian Fennesz e accompagnato dalla voce over di Deutsch. Contiene, tra le altre, immagini tratte dai Super8 a colori della famiglia olandese dei Kortelings e dai 109 film in 8mm di Roberto Spartaco Scarpellini, uno scapolo che era solito filmare matrimoni a Boston e funerali (rarissimi, in genere, perché tabù, negli home movies) in Italia. Deutsch e Schimek hanno esaminato una quantità innumerevole di film in Inghilterra, in Italia (presso l’archivio bolognese di Home Movies), nell’Austrian Film Museum, nel Film Archive Austria, nell’EYE Film Museum di Amsterdam. E hanno integrato questo materiale d’archivio anche con le riprese effettuate durante il viaggio recente da Den Bosch a Figuig, in compagnia di Mostafa. Durante la consultazione degli archivi, Hanna prende sempre delle note, riproducendo con i suoi disegni le inquadrature più utili, sulla base dell’idea centrale su cui è strutturato il film da realizzare, leggendo tra le righe dei fotogrammi, alla ricerca di dettagli nascosti. Il cinema raffinato di Deutsch, infatti, fa del dettaglio uno dei suoi punti di forza. In Adria – Holiday Films 1954-68 (The School of Seeing I), forse il suo film più famoso e importante, le immagini d’archivio delle prime vacanze dei cineamatori austriaci sono montate e classificate secondo un ordine preciso, prevalentemente per movimenti di macchina e situazioni o gesti ricorrenti. Il linguaggio cinematografico viene vivisezionato e la riflessione su di esso si serve, così, di questi frammenti di immaginario collettivo e di vita, di innegabile valore sociologico e teorico. In Sat. 29th June / Arctic Circle, anch’esso realizzato nel 1990, due coppie girano un videodiario quotidiano e consapevole, al Polo Nord: ai sette giorni della settimana, mostrati anche su un calendario sorretto dai protagonisti, corrispondono le sette note del pentagramma, suonate da una fisarmonica. No Comment – Minimundus AUSTRIA (1996), invece, è un lavoro su commissione, in cui al materiale extra mai utilizzato da Euro News sono sovrapposte didascalie menzognere, che indicano una data e un luogo inventati, e suoni artificiali. Un invito a non fidarsi troppo dei telegiornali. Infine, Private Sandnes – A Kinematographic Atlas (2010), monta immagini dell’archivio locale della città norvegese Sandnes, in 8mm, in Super8, in 16mm, riprese fatte con lo smartphone o con i droni, video da youtube, VHS, Mini DV, associando il tutto per analogia. Nell’eterogeneità di supporti e contenuti, nella varietà di comportamenti degli abitanti di Sandnes, lo sguardo infallibile di Deutsch si immerge lucidissimo, e ne viene fuori un appassionante atlante sui generis, non privo di ironia, di una località lontana.