L’invasione dei Pfefferman
Dopo quattro anni di Transparent, serie prodotta da Amazon Studio e ideata da Jill Soloway, Maura è ancora qui, sopravvissuta agli ostacoli che si è trovata davanti, rinvigorita dai travagli che ha dovuto sopportare, libera da quell’amico/nemico di cui ha dovuto vestire i panni per tutta la prima parte della sua vita.
L’abbiamo vista dibattersi per togliersi di dosso Morton ed ora siamo di fronte ad una Maura finalmente serena e compiuta. Sono stati anni complicati ma che l’hanno resa la donna che è ora. Questa quarta stagione di Transparent inizia proprio da qui, da una pace ritrovata, estranea alla trans e allo spettatore, abituato a vederla fare i conti con se stessa e con gli altri, con il proprio corpo che cambia, che vacilla su passi ancora barcollanti in un mondo che non le è sempre amico. La sua tranquillità è messa a dura prova quando, dopo un viaggio in Israele per lavoro, accompagnata da Ali, la figlia minore, scopre che il padre non è morto – come le è stato sempre raccontato – e dopo un primo momento di smarrimento e l’arrivo del resto della sua famiglia inizia la conoscenza del genitore. Tale scoperta è una bomba che smuove le pareti narrative, dinamica questa presente lungo tutta la serie (il passato di Shelly, i dubbi di Ali, le visioni di Josh) che si piega in funzione di ciò: al centro non c’è solo l’esplorazione di un io ma di un noi, di una famiglia, i Pfefferman che si ricongiungono in una terra lontana per sostenere Maura. Non ci sono più le storie “indipendenti” di Ali, Maura, Sarah con Len, Josh, Shelly e Bryna ma la storia di un gruppo in cui convergono quelle di ciascuno e a questo si aggancia il tema religioso che poi diventa politico. Jill Soloway utilizza l’ebraismo per parlare d’altro, per mostrare l’attaccamento di questo nucleo a una religione di cui forse conosce poco ma a cui è profondamente legato. I “pellegrini” in viaggio alla scoperta dei luoghi della loro memoria religiosa capiscono meglio ciò che avevano portato addosso quasi solo per nascita, capiscono loro stessi e i “nuovi” parenti che hanno di fronte, si immergono così in un mondo di cui barriere e limiti sono elementi fondamentali. Gli scontri tra ebrei e arabi diventano metafora di un discorso molto più ampio, dell’America di oggi, pur non pronunciando mai il nome Trump, e degli altri personaggi, caratterizzati proprio dal limite e dal suo abbattimento. Maura è simbolo di questo, nel corpo (epicentro di questo show) e al di fuori di esso, con tutti i confini che ha varcato e che continua a varcare. La stessa cosa vale per i suoi familiari: Shelly che invade gli spazi di Josh, Sarah che si butta in una relazione poliamorosa, l’inquilino tedesco che vive nella casa di Maura continuando a usurpare il piano di sotto. Tra lacrime e risa, tra dramma e commedia questa quarta stagione di Transparent non intacca la sua essenza ma sicuramente scopre, grazie al decentramento di Maura e della costruzione e del disvelamento della sua identità, temi inediti che le conferiscono un respiro ancor più ampio che come sempre coinvolge e invita alla riflessione.
Transparent [id., USA 2017] IDEATORE Jill Soloway.
CAST Jeffrey Tambor, Gaby Hoffmann, Jay Duplass, Amy Landecker, Judith Light.
Commedia/Drammatico, durata 28-30 minuti (episodio), stagione 4.