55. Viennale – Vienna International Film Festival, 19 ottobre – 2 novembre 2017, Vienna
Fletto i muscoli e sono nel vuoto
È con lo stupore del neofita che il regista canadese Denis Côté si approccia al gruppo di culturisti e super-uomini protagonisti di A Skin So Soft. Quasi del tutto sconosciuto in Italia, Côté è uno dei documentaristi indipendenti più gettonati e richiesti dai festival internazionali, Locarno e Berlino su tutti.
Per i Cahiers du Cinéma il suo All That She Wants è stato uno dei dieci migliori film del 2008, mentre nel 2010 la Viennale ha dedicato una retrospettiva alla sua intera filmografia. Non siamo dunque di fronte ad un carneade, ma ad un autore affermato con una poetica ben definita e unanimemente riconosciuta: fonte primaria di ispirazione per il filmmaker quebecchese sono i microcosmi a lui stesso estranei, da indagare con ingenuità e senza conoscenze pregresse. Un approccio “sincero” che mira a creare un rapporto di empatia con lo spettatore, come dimostrano Carcasses (2009), Curling (2010) e Bestiaire (2012). E come riafferma A Skin So Soft (titolo internazionale dell’originale Ta peau si lisse, decisamente più evocativo), in cui il cine-occhio di Côté insegue per un’ora e mezza sei “ingombranti” bodybuilders con un rispetto e un’umanità non scontati. La quotidianità di Jean-François, Ronald, Maxim, Benoit, Cédric e Alexis non è mai filtrata attraverso lo stereotipo o la presa in giro: sono persone “qualsiasi” con una passione totalizzante, che impariamo a conoscere sequenza dopo sequenza nella gestione di se stessi, della loro famiglia e del loro background esistenziale. Come nella vita reale non possiamo – e non dobbiamo – sapere tutto di loro, ma il mosaico prende ugualmente forma: c’è chi piange mentre fa colazione, guardando video motivazionali su Youtube; chi a fine carriera si è reinventato guru/maestro di vita/chinesiologo; chi cerca di convincere la propria perplessa compagna a coltivare la medesima passione; chi si allena in modo anomalo rispetto agli altri, perché wrestler e non culturista tout court. È un mondo parallelo ma non troppo, in cui emerge la fragilità dell’essere umano vittima delle proprie fissazioni (necessarie quanto rovinose, salvifiche quanto fini a loro stesse) e in cui balza fin da subito all’occhio un elemento straniante comune a tutto il gruppo: la loro totale asessualità. La costruzione di un fisico scultoreo e glabro non è in alcun modo portatrice di tensione erotica o omo-erotica, di iper-virilità o di delirio di onnipotenza e sopraffazione. Nell’ultima parte del film, che coincide con una settimana di ritiro nei boschi – una scena costruita a tavolino, come ammette candidamente il regista – a trionfare fra i sei personaggi è anzi il cameratismo, l’appoggio e la comprensione reciproca per raggiungere un obiettivo condiviso: superare – fisicamente – se stessi. Verso l’infinito e oltre, alla ricerca di una personale, bislacca e muscolare idea di felicità.
A Skin So Soft [Ta peau si lisse, Canada/Francia/Svizzera 2017] REGIA Denis Côté.
SOGGETTO Denis Côté. FOTOGRAFIA François Messier-Rheault. MONTAGGIO Nicolas Roy.
Documentario/Docu-fiction, durata 96 minuti.