La progressione del male
Corruzione, droga, sesso, omicidi, sangue, tradimenti: la Roma “nascosta” di oggi e di ieri riportata a galla da Suburra: la serie, prima produzione italiana del colosso Netflix al quale si deve la schiettezza della vicenda.
Un prequel di Suburra, film del 2015, ambientato sette anni prima, che ci fa conoscere meglio alcuni personaggi, su tutti i giovani e ancora poco “scafati” Aureliano e Spadino. La storia ruota attorno alle vicende malavitose della capitale legate tra di loro in un ciclico gioco al massacro, vicende che meritano la visione per essere apprezzate e spiegate senza spoilerare. Fin dalle prime due puntate, dirette da Michele Placido, si capisce che la serie non farà sconti sia dal punto di vista della messa in scena – coraggiosa nel mostrare tutto, compresi corpi nudi e profanati – che nella spregiudicatezza degli ambienti sociali criticati senza freni. La Chiesa nella sue più arcane perversioni monetarie e sessuali, accompagnate dagli stereotipi sulla comunità sinti e la coattagine romana delle borgate e della periferia. Un mix che il film affrontava già con franchezza ma che il medium seriale riesce ad approfondire con caratterizzazioni singolari. Certo, in alcune puntate si rischia di scadere nel già visto e nella comicità involontaria di alcuni personaggi – vedi l’ennesima donna di potere anziana, ricca, che fuma e tiene tutti per le palle camuffando i suoi loschi traffici con la carità – ma finalmente vediamo un prodotto esportabile alla stregua di Gomorra, al quale in alcune dinamiche si “ispira”. È una perfetta deviazione dell’italianità applicata alla diffusione all’estero: come tanti personaggi del nostro immaginario culturale anche qui ci troviamo di fronte a individui che subiscono gli eventi ma li superano grazie all’arte di arrangiarsi, sanno reinventarsi per poi ripresentarsi nella società con un nuovo ruolo facendo dimenticare il proprio passato, seguendo il dogma di mantenere l’integrità anche nell’essere bastardi. Un triste e sofferente neorealismo di oggi. Echi shakespeariani sia nel tragico che nella commedia, con un re e una regina, Spadino e sua moglie, che non potranno mai amarsi ma si autoconvincono di poterlo fare in una delle sequenze più luttuose della serie. Aureliano (un Alessandro Borghi bravissimo per verosimiglianza), Spadino e Gabriele: tre moschettieri che sanno diventare amici nonostante tutto, sottotesti suggeriti dai rapporti di attrazione e repulsione che meriterebbero un approfondimento, il loro racconto di formazione come epopea di progressione del male. Una progressione che ci auguriamo di vedere nelle prossime stagioni: per adesso va bene così.
Suburra: la serie [Italia 2017] IDEATORI Daniele Cesarano, Barbara Petronio.
CAST Alessandro Borghi, Giacomo Ferrara, Eduardo Valdarnini, Claudia Gerini, Filippo Nigro.
REGIA Michele Placido, Andrea Molaioli, Giuseppe Capotondi. DISTRIBUTORE Netflix.
Thriller/Drammatico, durata 48/60 minuti (episodio), stagione 1.