L’officina di Schroedinger
Dal momento in cui la famiglia Ford si trasferisce a Long Island, come fortemente voluto dal padre, i componenti si rendono conto che probabilmente la vita in questo tranquillo sobborgo non sarà semplice come vorrebbero. Niente violenza espressa, niente attacchi personali, ma una banale inquietudine che rende i Ford consapevoli che tutta questa whiteness che li circonda prima o poi si trasformerà in qualcos’altro.
Ciò accade quando, per un litigio fuori da un’officina meccanica, il fratello della regista rimane ucciso da un colpo di fucile, sparato dal proprietario; la dinamica è facilmente ricostruibile eppure lascia un piccolo spazio di dubbio, che permette al colpevole di salvarsi da ogni accusa e punizione. Mentre la lite si svolge all’esterno della carrozzeria, il proprietario entra nell’officina e il giovane Ford lo segue, i due spariscono alla vista degli astanti e poco dopo uno sparo pone fine alla discussione. Strong Island riesce a non risultare pesante nonostante una struttura a dir poco statica: interviste frontali, su sfondo nero, tono pacato e deciso nell’incalzare un dubbio ancestrale. Cosa sia veramente successo dietro quel muro della carrozzeria, nessuno può dirlo con certezza, ma di fatto la dinamica del colpo di fucile vedrebbe un unico colpevole, cioè il giovane bianco proprietario dello stabile. La difesa fu tutta giocata su un poco plausibile attacco da parte di Ford che avrebbe giustificato l’omicidio. In questo frangente si è palesata quella realtà che silente circondava la famiglia Ford già da un po’ e che provocava un loro malessere latente. Tutti i dettagli e le sfumature di queste difficoltà sono esposti in maniera elementare e naturale dagli intervistati. Viene descritta una situazione in cui niente è dimostrabile, eppure queste sensazioni esistono. In questo, il documentario di Yance Ford è inattaccabile: tiene il ritmo nonostante un argomento così personale e lucidamente analizza la situazione, porgendo anche il fianco a possibili ribattute di oppositori. Yance Ford parla della morte di suo fratello: impossibile quindi avere una visione dei fatti priva di derive personali. Non è comunque questo il lato di maggiore interesse del documentario, quanto il ritratto che emerge di Long Island e, più in generale, di una realtà americana perbenista e, proprio in quanto tale, terrificante. Le facce dei componenti della famiglia Ford ripercorrono tutta la storia della loro genealogia, attraversando vicende storiche e razziali tanto vicine alla singola famiglia portata sullo schermo, quanto comuni a un’intera nazione, gli Stati Uniti d’America, costantemente scossi da questioni razziali sempre più torbide e importanti.
Strong Island [id., USA 2017] REGIA Yance Ford.
CAST Yance Ford, William Ford, Barbara Dunmore.
SOGGETTO Yance Ford. FOTOGRAFIA Alan Jacobsen. MUSICHE Hildur Guðnadóttir, Craig Sutherland.
Documentario, durata 107 minuti.