La prima volta che abbiamo indossato la maschera era il 1989. Alcuni magari qualche anno dopo, alcuni persino pochi mesi fa. Ma era sempre la solita: gialla, vistosa, con le orecchie da topo. Da quel momento è stata un’unica pazzesca avventura, scandita in 122 numeri, “scritti, matitati e inkiostrati da Leo”.
Tutti al fianco di Deboroh La Roccia, protagonista scombinato come il suo nome, pronto a trasformarsi in un supereroe esattamente altrettanto improbabile. La fine di Rat-Man di Leo Ortolani è un evento da tempo annunciato, paventato con un falso allarme e alla fine giunto a compimento. Noi lo affrontiamo adesso che anche gli Elii dichiarano forfait e a noi seguaci del dissacrante non resta che piangere all’altarino di Don Zauker (ma non in ginocchio, che non conviene). Anche noi, come Rat-Man, siamo cambiati. Da un manipolo di accoliti in stile carboneria, costretti a spiegare all’edicolante che Rat-Man non è Bat-Man, e nemmeno Topolino, a novelli Indiana Jones alla ricerca dei numeri perduti, tra arretrati, raccolte, speciali e parodie. Perché, come l’edicolante, anche la serie nel tempo si è arricchita, popolandosi di personaggi, retroscena e sottotrame. Di richiami talvolta narrativi, come quelli al cinema contemporaneo, altre volte esplicitamente figurativi, come alle tavole-nume di Jack Kirby e Frank Miller, senza farsi mancare incursioni nel manga e nei classici della pittura. Ma sempre all’insegna di un’originalità che ha contraddistinto Rat-Man come qualcosa di unico. Dagli ormai iconici musi a scimmia alla miscela umoristica di epico e demenziale, dal filtro onnipresente del politicamente scorretto a tematiche come guerra, religione, famiglia e lato oscuro. Un universo complesso, che ha ospitato numeri squisitamente autoreferenziali e altri capaci di accogliere tutto il carico dell’attualità (uno su tutti il n°37, Il soldato). Messa così potrebbe sembrare che Rat-Man sia un groviglio indistinto di trame incompiute. Niente di più falso. Quella di Ortolani è piuttosto un’opera ambiziosa di tessitura che, fino agli ultimi dieci numeri, dipana un’intricata e caleidoscopica matassa di vicende abilmente intrecciate. Cosa ne è uscito? Ma un bellissimo maglione, naturalmente. Perfetto per un Natale nostalgico da far impallidire quello degli Wham!. Leo, comunque, continuerà a disegnare Rat-Man, a partire dal volume C’è spazio per tutti, che sarà in anteprima al Lucca Comics. Ma la serie ufficiale si ferma qui. E noi fan del ratto? Ci rassegniamo, buoni buoni, a spedire letterine a Babbo Leo per ricevere il promesso finale alternativo in cambio del collage delle ultime pagine. E poi, ovvio: flettiamo i muscoli e siamo nel vuoto.