SPECIALE STEPHEN KING
Il dono del gigante buono
Ci sono storie scritte per lenire le ferite, per confortare l’animo sofferente, ce ne sono altre invece scritte per lacerare e squarciare la pelle. Il film di Frank Darabont, Il miglio verde, tratto dall’omonimo romanzo di Stephen King, appartiene alla seconda categoria.
Il cuore si spacca, gli occhi si riempiono di lacrime per una storia che parla tanto d’odio quanto d’amore, tanto di angeli quanto di demoni; tale contrapposizione è rappresentata perfettamente da John Coffey, un gigante abitato da buoni sentimenti, accusato di aver stuprato e ucciso due sorelline e da Paul Edgecombe, una guardia carceraria che, discostandosi dal cliché a cui si è spesso abituati, non vessa, non umilia il detenuto ma lo tratta con umano rispetto. Paul, interpretato da un meraviglioso Tom Hanks, presenta il mistero a cui ha partecipato (la guarigione della moglie di Hall) e di cui è partecipe (la sua stessa guarigione da una bruttissima infezione alle vie urinarie) con lo stupore di un uomo per tutta la vita saldamente ancorato alla realtà. Come spesso avviene nei film tratti dalle opere di King, lo spettatore viene portato per mano, a poco a poco, nei labirinti dello sconosciuto, e ciò avviene mescolando sangue (la scena cruenta in cui come in un quadro macabro John tiene tra le mani i corpi sanguinanti delle due bambine) e poteri soprannaturali (come un vulcano che erutta la lava, Coffey “vomita” tutto il male del mondo sotto forma di pulviscolo nero che fuoriesce dalla sua bocca). Darabont fa emergere il sommerso in un’escalation che conquista lo spettatore in perenne bilico tra la realtà e “l’altra dimensione” (la luce che va e viene, le lampadine che esplodono). Si scopre la vera natura dei personaggi che, uno alla volta, entrano in scena: così quelle enormi mani, che sembrerebbero essere solo strumento di uno dei più efferati delitti, sono capaci di carezze pietose e guaritrici, così un gruppo di guardie è pronto a infrangere le regole per aiutare un amico. Questo procedere a piccoli passi fa sì che chi legge o chi guarda sia più spaventato dal “terreno” profondamente disumano (Percy ottuso e crudele, il detenuto William, una mente pericolosa, una bestia in gabbia) che dall’ultraterreno, questa alternanza abbraccia anche il piano temporale che oscilla tra passato e presente (Paul anziano e Paul giovane, le visioni di John che lo riportano al giorno dell’omicidio). Il miglio verde, definito dallo stesso King uno dei migliori adattamenti di una sua opera, non toglie nulla al testo originario anzi lo esalta grazie ai suoi interpreti, alla sceneggiatura e alla forza dell’immagine che detona di fronte agli occhi dello spettatore, affascinato dal gigante buono che accarezza il mondo, infettato dal male, per guarirlo con l’amore.
Il miglio verde [The Green Mile, USA 1999] REGIA Frank Darabont.
CAST Tom Hanks, David Morse, Michael Clarke Duncan, Bonnie Hunt, James Cromwell.
SCENEGGIATURA Frank Darabont (tratta dall’omonimo romanzo di Stephen King). FOTOGRAFIA David Tattersal. MUSICHE Thomas Newman.
Drammatico, durata 188 minuti.