SPECIALE OSPITI INATTESI
Il conflitto rivelatore
Parte del cinema di Roman Polanski è incentrata su conflitti sempre crescenti che esplodono rivelando i lati peggiori dell’umanità, si pensi a film come La morte e la fanciulla o al più recente Carnage. Una tendenza che l’autore ha mostrato sin dal suo primo lungometraggio: Il coltello nell’acqua, realizzato in Polonia nel 1962.
L’opera in questione vede al centro Andrzej e Krystyna, una coppia borghese che sta per passare ventiquattro ore di riposo nella propria barca. Recandosi verso il battello, i due incontrano un giovane studente in autostop che invitano ad andare in gita con loro. Il ragazzo accetta, ma nel corso della giornata la sua presenza genererà tensioni e malumori, soprattutto con Andrzej. Risulta evidente, fin dalla sinossi, quanto quello messo in scena da Polanski sia uno scontro tra generazioni (quella adulta di Andrzej, quella più giovane del ragazzo) dal quale però non esce vincitore nessuno, in quanto il conflitto svela le contraddizioni di entrambi i personaggi: se il giovane si rivela sciocco e immaturo, l’uomo mostrerà di essere arrogante e meschino, soprattutto nel comportamento ambiguo che terrà nel finale. Questo in un’opera che può essere interpretata come una riflessione amara e sarcastica sull’essere umano e sulla società polacca dell’epoca, che i due personaggi maschili incarnano in maniera distinta e precisa: se Andrzej rappresenta la supponente borghesia socialista al potere, il ragazzo è l’ospite improvviso che dall’esterno contribuisce a svelare i difetti dell’uomo, a scombinare i precari equilibri della coppia e a mostrare lo smarrimento e il ribellismo della propria generazione. E in mezzo vi è Krystyna, figura meno definita in quanto ha soprattutto la funzione di oggetto non dichiarato del desiderio. Ma quello che oggi risulta l’aspetto più interessante della pellicola non è tanto lo scontro in sé o le letture socio-filosofiche che ne derivano, quanto la regia dell’allora esordiente Polanski, che dimostra a 29 anni di saper gestire ottimamente gli spazi filmici e gli oggetti di scena. Se, da un lato, la distanza conflittuale tra i personaggi viene sottolineata dalla mai casuale disposizione delle figure nello spazio, dall’altro la tensione deriva sia dall’ambiente ostile e claustrofobico della barca (di cui l’autore evidenzia la strettezza con una serie d’inquadrature dalle angolazioni particolari e in profondità di campo) sia dai singoli oggetti, che il regista sfrutta in tutte le loro potenzialità drammatiche, tanto che qui persino una pentola diventa motivo di scontro. Una serie di elementi che fanno de Il coltello nell’acqua un film mordente nei contenuti e teso nella regia, che l’autore svilupperà e migliorerà ulteriormente in alcune delle sue opere successive.
Il coltello nell’acqua [Nóz w Wodzie, Polonia 1962] REGIA Roman Polanski.
CAST Leon Niemczyk, Jolanta Umecka, Zygmunt Malanowicz.
SCENEGGIATURA Roman Polanski, Jerzy Skolimowski, Jakub Goldberg. FOTOGRAFIA Jerzy Lipman. MUSICHE Krysztof Komeda.
Drammatico/Thriller, durata 94 minuti.