Non solo Splinter
Prodotto e trasmesso dall’emittente Discovery Channel, il documentario Rats di Morgan Spurlock è dedicato a quegli animali che raramente creano, a differenze dei cuginetti più piccoli topolini di campagna, tenerezza e più spesso causano paura e disgusto: i ratti.
Una specie estremamente intelligente e dall’estrema capacità di adattamento, forse non sempre così aggressiva nei confronti degli umani come un certo vulgo vorrebbe ma sicuramente pericolosa, anche solo per le malattie che può trasmettere pure senza bisogno di mordere; sicuramente i topi sono compagni più che altro invisibili e sfuggenti della nostra quotidianità, data la densità della loro popolazione in più o meno ogni parte del mondo. Spurlock seleziona una serie di luoghi in cui l’emergenza ratti è particolarmente diffusa e problematica: dalle metropoli occidentali New York, dove c’è nella migliore delle ipotesi un ratto per abitante, e New Orleans, dove sono una delle tante conseguenze di Katrina, fino a realtà vietnamite/cambogiane in cui si combatte il proliferare dei roditori rendendoli specialità di ristoranti tipici e alla periferia di Bombay, dove invece sono uno dei tanti effetti collaterali della povertà. Non manca il cinismo inglese, con la cittadina rurale in cui i ratti diventano vittime di cani protagonisti di partite di caccia non lontane dell’idea della caccia alla volpe. Spurlock racconta le varie problematiche, i pericoli e i differenti modi di risolvere il problema, dando sicuramente nozioni importanti e ponendo problemi e questioni più che legittime e pure giuste. Lo fa però scegliendo la strada sensazionalista e un po’ ricattatoria tipica di molti documentari realizzati dall’emittente produttrice e da network simili, approccio che in fin dei conti più che sull’essenza della questione affrontata pone il lume sul sensazionalismo più immediato e sterile. Il senso dell’operazione pare infatti essere quello di disgustare il più possibile, non censurando nulla (si veda l’autopsia nell’episodio di New Orleans) e usando in maniera più furba che meditata stilemi e trucchi del cinema horror. Rats potrebbe infatti essere definito come un horrormentary un po’ apocalittico, efficace e interessante solo a tratti. Del resto, il regista era riuscito nell’impresa di far passare McDonald’s quasi dalla parte della ragione nel suo film più celebre (Super Size Me), in cui l’assoluta imbecillità e l’improbabilità della scelta alimentare del protagonista offuscavano qualsiasi velleità di denuncia seria. Qui ancora una volta, forse nella ricerca di un approccio originale, manca il bersaglio: a meno che il suo obiettivo non fosse davvero quello di disgustare e di far accelerare il passo allo spettatore quando passa vicino ad un cassonetto o ad un prato con l’erba alta.
Rats [Id., USA 2016] REGIA Morgan Spurlock.
SOGGETTO Jeremy Chilnick, Morgan Spurlock (tratto dal libro Rats: Observations on the History and Habitat of the City’s Most Unwanted Residents di Robert Sullivan). FOTOGRAFIA Luca Del Puppo. MUSICHE Pierre Takal.
Documentario, durata 84 minuti.