36° Premio Sergio Amidei, 13 – 19 luglio 2017, Gorizia
SPECIALE PREMIO AMIDEI
Solo certi poeti del male mi sanno cantare
L’influenza del Corvo sul cinema francese è enorme, a partire dai film neri “di provincia” di Chabrol. Ma da Signore & signori di Germi a Peyton Place, fino al contemporaneo Twin Peaks, innumerevoli sono i prodotti audiovisivi che mutuano dal Corvo l’intento di mostrare al pubblico quante bassezze si nascondono dietro la facciata immacolata di un piccolo paese.
Il film è ambientato nella cittadina di Saint-Robin, dove una lunga serie di lettere calunniose, firmate “il Corvo”, semina il panico tra i residenti. La maggior parte delle missive scredita con ferocia il medico Rémy Germain. Mentre ci si chiede chi possa conoscere tutti i segreti più scottanti degli abitanti del paese, l’ennesima epistola spietata provoca il suicidio di un malato di cancro. C’è già una sospettata, ma altre lettere continuano ad arrivare. Clouzot, nel Corvo, dimostra di essere un relativista. Dalla coralità del film, emerge una visione del mondo e dell’umanità in cui i confini tra bene e male sono sottilissimi. La crisi, che investe tanto la cittadina in cui è ambientato il film quanto le vicende personali dei suoi abitanti, non è la fine di tutto e il male è necessario, come afferma lo stesso protagonista Germain. Tutti hanno le loro ragioni, le azioni non sono osservate con il distacco superiore dell’entomologo, ma con la comprensione e l’ironia di un uomo di mondo, con una certa esperienza politica, qual è Clouzot. La duplicità caratterizza numerosi personaggi, come la falsa ingenua Rolande e il dottor Vorzet, in realtà tutt’altro che bonario. Denise, invece, al look aggressivo, da dark lady, contrappone il buon cuore di una donna incapace di ipocrisia e travolta da un amore profondo. Neanche Germain è del tutto trasparente. Corpo estraneo, forestiero, Germain è il simbolo ideale dello scontro tra individuo e società, tra i temi principali del film. Bersaglio della penna affilata di Clouzot e Chavance sono, infatti, le istituzioni: la Chiesa, lo Stato, la retorica valoriale dell’epoca. Tutte forze che schiacciano il singolo, ne limitano la libertà. I tedeschi, che producono il film con la Continental, ne vietano la diffusione, trovandolo immorale (giudizio condiviso dalla Chiesa) e deprimente. Temono che Il corvo scoraggi i delatori francesi dalla pratica di scrivere lettere anonime utili agli occupanti. Sadoul e la sinistra lo giudicano propaganda antifrancese. La destra lo attacca in quanto antitesi dei valori di Vichy. Clouzot, dopo la Liberazione, viene accusato dai francesi di collaborazionismo e costretto a stare lontano dal set per ben due anni. Stessa sorte tocca a Louis Chavance. Bisogna attendere la proiezione parigina del 4 settembre 1947 per poter rivedere Il corvo sul grande schermo.
Il corvo [Le corbeau, Francia 1943] REGIA Henri-Georges Clouzot.
CAST Pierre Fresnay, Ginette Leclerc, Micheline Francey, Héléna Manson.
SCENEGGIATURA Louis Chavance, Henri-Georges Clouzot. FOTOGRAFIA Nicolas Hayer. MUSICHE Tony Aubin.
Drammatico, durata 92 minuti.