Il pasto crudo
Il new horror francese (s)tinto di rosa affronta tematiche esistenzialiste, coniugando un’estetica gore ad un corredo teorico infarcito di dolente umanesimo. Un filo rosso sangue che lega insieme la complessità della vita e la profondità della morte, le lacerazioni del corpo e gli strappi dell’anima.
Grave, fortunato esordio di Julia Ducournau, erode ogni facile appiglio per letture semplificate e snellisce ogni deviazione didascalica inoculando humour macabro in una tavolozza color rosso acceso a tematica cannibalica. Nutrendosi di scorie impazzite prodotte dal cibo e dalle sue deviazioni – il veganismo della protagonista genera mostri – il film scruta con meticolosità le ossessioni alimentari e le trasformazioni del corpo mentre, dietro il coagulo rossastro, saltano fuori le crisi d’identità, i conflitti generazionali e i disturbi sociali di una lesa umanità. Il tutto in appena 98 minuti di visione lancinante in cui la violenza è esibita in modo asettico, inebriando lo spettatore con un bagno di sangue che rimanda al body horror e ai riti adolescenziali che in Excision, horror del 2012 di Richard Bates Jr., esplodevano in un’opera dal tono più irriverente che intellettuale. In quel caso però era lo sguardo maschile a scrutare la mutilazione chirurgica in chiave bildungsroman, qui invece il cerebrale, estremo punto di vista di Julia Ducournau produce un coming of age di taglio e cucito, affondi e colpi bassi, puntando tutto su una rappresentazione visiva geometrica e distaccata. Raw (il titolo originale), freddo richiamo a crudité al sangue (umano), confina due sorelle borderline dentro quadri paesaggistici desolati e squallidi interni in cui si consumano bizzarre cerimonie d’iniziazione: le mura sono quelle di una facoltà di veterinaria di Liegi, i panorami quelli della Vallonia, i personaggi, non demoni e arcidiavoli, ma “nonni” spavaldi e matricole spaurite. Se ogni accostamento con i precedenti olocausti cannibalici sembrerebbe solo dovuto, non resta che riallacciarsi al tocco (femminile) francese del male, un percorso consolidatosi nella poetica del doppio shock: splatter nell’esplosione emoglobinica, antropologico nelle riflessioni a lunga gittata. Con uno stile glaciale e campi lunghi anestetizzanti, Grave si fregia di una regia tagliente, arrivando a toccare temi salienti come la ricerca della propria identità, il passaggio dall’adolescenza all’età adulta, la scoperta della sessualità attraverso l’esplorazione della devianza. In Grave convivono a stretto contatto la pulsione vitale e quella mortifera che, nascondendosi dietro la metafora antropofagica, valicano il confine della libido, “al di là del principio di piacere”, di ogni morale costituita e di ogni brandello di carne masticata.
Grave – Raw [Raw, Francia/Belgio 2016] REGIA Julia Ducournau.
CAST Garance Marillier, Ella Rumpf, Rabah Naït Oufella, Laurent Lucas, Bouli Lanners.
SCENEGGIATURA Julia Ducournau. FOTOGRAFIA Ruben Impens. MUSICHE Jim Williams.
Horror/Thriller, durata 98 minuti.