18° shorTS – International Shorts Film Festival, 1 – 8 luglio 2017, Trieste
Un fischio alle orecchie
Nel proliferare di commedie più o meno tutti uguali – perlopiù gradevoli e non memorabili e perlopiù innocue – che ha caratterizzato il cinema italiano degli ultimi anni, Orecchie, secondo film di Alessandro Aronadio, si distingue per l’originalità con cui cerca una strada inedita di fare commedia.
Aronadio sceglie infatti la strada del surreale e di una comicità di parola simile a quella della tradizione yiddish del cinema statunitense: c’è un pizzico di Woody Allen e soprattutto c’è l’umorismo alla Wes Anderson & Co. Dominano infatti personaggi e situazioni stravaganti e paradossali, che diventano cassa di risonanza del disagio del protagonista, circondato da un’atmosfera di disagio e straniamento generali quasi palpabili. Un supplente poco più che trentenne, laureato in filosofia, una mattina si sveglia con un fastidioso fischio alle orecchie; dopo aver assistito ad una rissa tra due suore e l’anziana vicina di casa, decide di andare al pronto soccorso: inizia così una giornata di stampo kafkiano (gli verrà, per esempio, fatto credere di essere rimasto incinto) durante la quale percorrerà tutta Roma a piedi (lo stesso regista ha definito il film un “road movie a piedi”) e che però porterà, inevitabilmente, ad una presa di coscienza. Orecchie fa ridere parecchio nella prima parte, e purtroppo perde qualche colpo verso il finale e al momento di tirare le fila del discorso. Rimane però un prodotto interessante e sicuramente intelligente, oltre che estremamente divertente. Girato con un bianco e nero che aumenta lo straniamento complessivo e il paradosso di fondo, e con lo schermo che si allarga man mano che la narrazione si evolve e il protagonista inizia a prendere coscienza (come in Mommy di Xavier Dolan), anche stilisticamente cerca una sua originalità, che non dà però l’impressione di essere fine a se stessa. Alessandro Aronadio, che aveva già cercato una strada originale – interessante, ma un po’ incompiuta – nel suo esordio Due vite per caso, sorta di “sliding doors” su una vita sconvolta dai soprusi delle forze dell’ordine, realizza un film che sfiora varie tematiche: su tutte l’incomunicabilità, che ha la metafora più evidente nel fischio alle orecchie che scatena la vicenda, e l’incapacità di capire ed empatizzare con l’altro, tanto più evidente in un intellettuale un po’ snob come il protagonista (e qui sta la morale finale). Peccato solo che al momento del dunque nel finale si annacqui un po’. Ma Orecchie merita la visione, se siete in vena di ridere in maniera non del tutto convenzionale, e di essere difeso. Oltre all’efficace protagonista, Daniele Parisi, una nota di merito al cast di comprimari, tra cui un Rocco Papaleo al suo meglio nel ruolo di un disincantato e un po’ distratto prete.
Orecchie [Italia 2016] REGIA Alessandro Aronadio.
CAST Daniele Parisi, Silvia D’Amico, Pamela Villoresi, Rocco Papaleo, Piera Degli Esposti.
SCENEGGIATURA Alessandro Aronadio, Valerio Cilio. FOTOGRAFIA Francesco Di Giacomo. MUSICHE Santi Pulvirenti.
Commedia, durata 90 minuti.