Il Cinema Ritrovato – XXXI edizione, 24 giugno – 2 luglio 2017, Bologna
Ave Maria
Quest’anno il focus dedicato dal Cinema Ritrovato alla storia del cinema italiano era puntato su Augusto Genina, già pioniere negli anni del muto e attivo fino agli anni Cinquanta, rimasto un po’ ai margini delle ricostruzioni storiografiche più diffuse, spesso concentrate in particolare sul suo periodo fascista. Tra i suoi film più importanti il melodramma rurale e religioso Maddalena.
Nel corso della manifestazione bolognese è stato possibile ammirare la fiammeggiante e affascinante versione in technicolor, più rara di quella in bianco e nero e più efficace nel restituire l’atmosfera e di sottolineare il senso del film. Maddalena, nomen omen, è una prostituta che viene chiamata in un paesino del rurale Sannio per impersonare la Madonna nel corso della tradizionale processione, dato che la scelta sulle infanti locali è stata resa impossibile dalle gelosie tra le famiglie e le comari, cosa che ha obbligato lo sconsolato parroco a rivolgersi all’esterno. La bellissima giovane attira su di sé le invidie del paese, salvo poi apparire come strumento della Vergine per attuare miracoli e diventare lei stessa quasi oggetto di devozione per la popolazione; la protagonista ha d’altronde, a causa di un tragico evento personale, un legame particolare ed estremamente tormentato con il culto della Vergine. Genina realizza un melodramma quasi senza una vera classica storia d’amore, che in qualche modo viene sostituita dal racconto del rapporto ideale tra la giovane protagonista e la Madonna, tormentato e confuso proprio come la più classica storia d’amore da melodramma. Maddalena diventa cosi un film che riesce a cogliere e a trasmettere il senso più, diciamo, atavico e profondo del cattolicesimo rurale e popolare, il suo misticismo che va oltre le regole teologiche e della chiesa intesa come istituzione sedimentandosi in ogni aspetto della personalità. È così un’interessantissima testimonianza storiografica, sotto certi aspetti quasi pasoliniana (almeno per chi ha davvero letto Gli Scritti Corsari fino in fondo); è però soprattutto un melodramma che, con i suoi eccessi e il fascino delle sue ingenuità narrative, ancora oggi emoziona, come un Douglas Sirk meno kitsch e più realista, ma altrettanto eccessivo e fiammeggiante, dove l’ocra dei campi del sud sostituisce il giallorosso dei boschi autunnali. È un film anche che prende di mira la pericolosità, il qualunquismo, il conformismo e la cattiveria insita nella massa, rappresentati dai continui cambiamenti e dai mutevoli atteggiamenti che il paese (esponente di un cattolicesimo di facciata) ha nei confronti della protagonista (simbolo di un cattolicesimo, al di là dei tormenti, puro); e da come questa variabilità della massa possa portare alla tragedia. Quindi, volendo, da questo punto di vista pure un po’ attuale.
Maddalena [id., Italia/Francia 1954] REGIA Augusto Genina.
CAST Marta Torén, Gino Cervi, Folco Lulli, Charles Vanel, Valentine Tessier.
SCENEGGIATURA Carlo Alianello, Alessandro De Stefani, Augusto Genina, Giorgio Prosperi. FOTOGRAFIA Claude Renoir, Carlo Nebiolo. MUSICHE Antonio Veretti.
Melodramma, durata 101 minuti.