SPECIALE FRATELLI COLTELLI
Non vendete guanti agli assassini
Un uomo viene trovato morto nel suo appartamento, pugnalato alla schiena con un paio di forbici. Alcuni testimoni raccontano al tenente Stevenson di aver visto una bella ragazza uscire dalla casa quella stessa notte, ma quando i sospetti sembrano indirizzare le indagini verso un’unica colpevole emerge un problema: la ragazza in questione ha una gemella, identica a lei in tutto tranne che per il carattere. Grazie all’aiuto di uno psicanalista, il tenente cercherà di scoprire chi delle due ha compiuto il terribile gesto.
Cosa sarebbe stato il noir americano a cavallo tra anni Quaranta e Cinquanta senza i registi e le maestranze europee, molte delle quali emigrate a causa della guerra? Edgar G. Ulmer, Otto Preminger, Fritz Lang, Anatole Litvak, Jacques Tourneur e, infine − anche se la lista completa potrebbe occupare un intero libro − Robert Siodmak. Quest’ultimo, nato a Dresda, si fa carico più di altri del carattere espressionista del genere mettendo in scena un contrasto incessante fra luci esplosive e ombre che cadono come tagliole sui volti dei personaggi. Lo specchio scuro porta a conseguenze estreme questa ricerca di contaminazione, inserendosi in coda a quel trittico meraviglioso del 1946 che contempla anche La scala a chiocciola e il capolavoro I gangster. Dal primo in particolare prende l’elemento di trauma psicologico (in quel caso era il mutismo della protagonista) dislocandolo all’interno di due versioni del medesimo corpo: quello di Terry e Ruth Collins, o meglio, di Olivia de Havilland che interpreta entrambe le gemelle con variazioni leggere ma profonde. Inutile negarlo, al netto di una trama ben costruita ma il cui unico scopo è creare delle attese da riempire con eccessi di tensione, in mancanza di colpi di scena o svelamenti traumatici, il film si regge su due pilastri: la capacità della de Havilland di comunicare, in ogni momento, l’identità della sorella in campo semplicemente modificando le microespressioni del volto e gli specchi di Eugen Schüfftan, non accreditato, che come nella migliore tradizione artigianale espressionista inventando un mondo, lo deformano o, come in questo caso, lo raddoppiano. C’è poi un ulteriore elemento peculiare, che uno storico del cinema ben più serio di chi scrive questa scheda potrebbe definire “innovativo”, ovvero l’ironia che pervade l’intero film, producendo perle di incredibile cinismo come la battuta del tenente sull’impossibilità di trovare impronte digitali sull’arma del delitto: “dovrebbero impedire la vendita di guanti agli assassini”.
Lo specchio scuro [The Dark Mirror, USA 1946] REGIA Robert Siodmak.
CAST Olivia de Havilland, Lew Hayres, Thomas Mitchell, Richard Long, George Benson.
SCENEGGIATURA Nunnally Johnson. FOTOGRAFIA Milton R. Krasner. MUSICHE Dimitri Tiomkin.
Noir, durata 85 minuti.