SPECIALE FRATELLI COLTELLI
Un oscuro Eden
Dave, Kenneth e Sylvie non hanno storia, identità, futuro. Affogati nei toni lividi della fotografia, ingabbiati dentro ombre troppo scure, rischiarati da lame di luce appena percepibili, si muovono come fantasmi nella nebbia. Le Ardenne, il crime movie diretto da Robin Pront lascia sfilare nelle atmosfere torbide personaggi ambigui, facendo esplodere lentamente una violenza endemica che squarcia il velo di menzogne e illusioni annidate nel sottobosco criminale.
Kenny, lo squilibrato compagno di Sylvie, sconta quattro anni di prigione dopo una rapina andata male. La sua donna e Dave, il fratello più ottemperante, riescono invece a salvarsi dopo il furto compiuto insieme. Il triangolo criminale è irrimediabilmente spezzato come la vita di Kenny, mentre per gli altri due è l’occasione buona per iniziare una nuova vita da amanti solidali e complici. Quando Kenny esce dal carcere ha in mente una sola cosa: trovare Sylvie. Tra il realismo del Refn criminale (la trilogia Pusher) e la declinazione in morbosa cronaca familiare come quella narrata da Dave Michôd in Animal Kingdom, l’esordio di Robin Pront si costruisce come riflessione sull’amletico “non detto”, seguendo il filo contorto della sceneggiatura scritta insieme a Jeroen Perceval e concentrandosi su una precisa scelta narrativa che predilige l’indagine intima e lo studio dettagliato sui personaggi. Senza la tragicità beffarda dei fratelli Coen, Le Ardenne circoscrive, nei tetri paesaggi di periferia stretti intorno alle pedine di un delirante gioco al massacro, la tesi antropologica delle “nicchie” che producono possibilità di sopravvivenza in un mondo respingente. Ognuno dei quattro personaggi, compresa l’arcigna madre dei due fratelli, è inserito in ecosistemi di pensiero e linguaggio autosufficienti che tendono al tentativo, quasi sempre frustrato, di riconciliazione con l’altro. C’è dunque un orizzonte filosofico che si dispiega nelle immagini del film, tanto più grottesco e deformato nella capziosità dello script, quanto più incisivo e profondo nella rappresentazione della delirante “allegria di naufragi”. Dopo aver conosciuto l’annegamento repentino, infatti, esistono i sopravvissuti che scelgono l’esilio perenne e quelli che invece si autoproclamano superstiti cercando di cambiare rotta di navigazione e assicurandosi un approdo più confortevole. E tuttavia, nelle fumose e spettrali Ardenne, non esiste porto sicuro e chiunque può definirsi uno sconfitto dalla vita. La percezione dell’alterità, metaforizzata nell’eden collinare su cui Dave e Kenny hanno trascorso l’infanzia e che diverrà presto teatro di un’incomprensibile faida, si trasforma così in vicinanza empatica sporcata dal sangue fraterno in un finale delirante che chiude il cerchio di brutalità iniziato fin dalla prima sequenza.
Le Ardenne – Oltre i confini dell’amore [D’Ardennen, Belgio 2015] REGIA Robin Pront.
CAST Kevin Janssens, Jeroen Perceval, Veerle Baetens, Jan Bijvoet, Viviane de Muynck.
SCENEGGIATURA Jeroen Perceval, Robin Pront. FOTOGRAFIA Robrecht Heyvaert. MUSICHE Hendrik Willemyns.
Drammatico/Thriller, durata 92 minuti.