SPECIALE FRATELLI COLTELLI
Legami di morte
L’oscurità nel cinema di Abel Ferrara è qualcosa di appena percepibile. Striscia e si insinua nelle fratture dell’immagine, in quelle imperfezioni e in quei traballamenti del senso che tanto caratterizzano la sua opera. E un film come Fratelli ne è un esempio lampante.
Sul filo del rasoio della commedia acidula (verrebbe da dire, banalizzando all’estremo, della “commedia della morte”) si incunea tutto un mondo fatto di spettri e tormenti, di ansie e di inquietudini. Sembra assurdo parlare di commedia, è vero, ma la sensazione è particolarmente strana, perché è come se fosse la vita stessa che, da spettatrice, se la ride di fronte alle miserie di questa famiglia e di questi fratelli che impazziscono, lottano e fanno dell’esistenza un teatro in cui si recita una parte che alla fine non si sa nemmeno così bene cosa rappresenti. L’oscurità impercettibile, dicevamo, perché la si nota di riflesso, nei dubbi e nelle insicurezze, ma anche negli anfratti della casa nella quale Ray, Chez e Johnny vivono, anche essa appunto cupa e un po’ fosca. Uno spazio all’interno del quale si provano a rimuovere i conflitti, si cerca il dialogo, si tenta di far sì che il ricordo possa spazzare via il senso di malessere e le sue imprevedibili conseguenze. Ma la sapienza di Ferrara sta anche nel saper ribaltare al momento giusto le aspettative che questa sottile oscurità dovrebbe aver creato: nelle tenebre di una sala cinematografica Johnny vede la luce salvifica (proprio lui aveva ammesso che “la radio e il cinema ci tengono in vita”) riflessa dallo schermo, mentre appena fuori dalla stessa muore ucciso a colpi di pistola in pieno giorno. E allora anche la ricerca di una redenzione, che dovrebbe in qualche modo cadere dall’alto (la sequenza nella quale Ray entra in cortocircuito con la sua morale e il suo codice d’onore, cercando di capire se deve o meno giustiziare il ragazzo che gli ha ucciso il fratello), diventa l’espediente principale per poter mostrare come il tempo lavori nell’intimità del nostro sentirci umani, piegando, ma non riuscendo a spezzare, quello che nel passato (l’uomo che il Ray adolescente è stato costretto a uccidere in Sicilia) ci ha (tras)formati. Fratelli è uno dei film più curvilinei di Ferrara, nel racconto che si fa parabola ma che non cede mai alla lezioncina da impartire a chi “trasgredisca” le regole, nella forma che lascia pause stilistiche che permettano allo spettatore di aggiungere lui negli spazi vuoti nei quali il regista ha sottratto. Un film cerimoniale per dire che la morte è il legame più forte e che la vita, forse, ne è solo un eufemismo.
Fratelli [The Funeral, USA 1996] REGIA Abel Ferrara.
CAST Christopher Walken, Chris Penn, Annabella Sciorra, Isabella Rossellini, Vincent Gallo.
SCENEGGIATURA Nicholas St. John. FOTOGRAFIA Ken Kelsch. MUSICHE Joe Delia.
Drammatico, durata 99 minuti.