SPECIALE LETTERATURA ‘800
La Madame secondo Minnelli
Uno dei personaggi più famosi della letteratura di tutti i tempi, una figura femminile complessa, in bilico tra spinte diverse, incapace di discernere la realtà. Questa è Emma, la protagonista del capolavoro di Gustave Flaubert, Madame Bovary, pubblicato prima a puntate su Revue de Paris nel 1856, poi in volume nel 1857.
La dissacrazione dell’eroina romantica, trasformata in una comune donna di provincia, il suo adulterio come unica fuga dalla routine quotidiana, la critica alla società borghese sono solo alcune delle motivazioni per le quali lo scrittore francese subì un processo per oltraggio alla morale e alla religione, da cui poi venne assolto. Non è un caso dunque che il regista Vincente Minnelli abbia iniziato la sua versione di Madame Bovary proprio in un tribunale, cornice realizzata per aggirare la censura. Flaubert di fronte alla giuria si discolpa dalle accuse di oscenità, e da lì prende corpo la triste storia di una giovane sognatrice, anticonformista, pronta a scalpitare per scappare dalla monotonia di giorni sempre uguali e da un’esistenza non all’altezza dei suoi desideri (lusso, amore, passione). L’immagine che emblematizza Emma è l’attesa alla finestra, sintesi di prigione e fuga: attende uno di quei miracoli che forse non avverrà mai, spera in qualcosa di simile ai romanzi romantici letti da adolescente. Quello è il luogo di confine tra mondo esterno, la vita sognata, e il luogo chiuso della non-vita, quella misera e noiosa assieme a Charles, il marito, ufficiale sanitario di mediocre personalità. È fuori da quella casa che Emma cerca di mettere in scena i suoi ideali e proprio lì soccombe. La donna, in una bulimia vorace di vita, ha due amanti, Léon e Rodolphe, che si iscrivono all’iconografia del principe azzurro; è un’iconoclasta che ha infranto regole è tabù: testimonianza di ciò sono i bisbigli della gente del paese quando cammina al braccio di un uomo che non è il marito. Minnelli dà il meglio di sé proprio in questi dettagli in cui non giudica il suo personaggio ma anzi lo scusa e lo esalta nelle scene d’insieme, grandiose nella resa figurativa grazie anche alla musica di Miklós Rózsa. Ne è esempio quella del ballo in cui Emma, felice e appagata – simbolo di ciò è il suo sguardo quando si vede riflessa nello specchio −, in un abito meraviglioso, gira vorticosamente tra le braccia del suo cavaliere, e Charles la chiama, la insegue − emblema dell’incapacità dell’uomo di stare al passo con i sogni e la frenesia della moglie. La versione di Minnelli, tralasciando la critica sociale e prendendosi delle libertà, mostra bene il contrasto tra vita quotidiana e illusione, portando lo spettatore al centro del vorticoso mondo di una delle figure femminili più intense di sempre.
Madame Bovary [id., USA 1949] REGIA Vincente Minnelli.
CAST Jennifer Jones, James Mason, Van Heflin, Louis Jourdan, Christopher Kent.
SCENEGGIATURA Cedric Gibbons, Jack Martin, Edwin Willis (tratta dall’omonimo romanzo di Gustave Flaubert). FOTOGRAFIA Robert Planck. MUSICHE Miklós Rózsa.
Drammatico, durata 115 minuti.