Superfici anomale
Alan è un uomo di mezza età, bloccato in un momento della vita in cui sembra sempre troppo presto o troppo tardi per qualunque cosa. L’azienda per cui lavora si occupa di tecnologie avanzate e la promozione degli ultimi prodotti lo porta in Arabia Saudita, al cospetto del sovrano del Paese. L’attesa si prolunga sempre più, lasciando ad Alan tutto il tempo per confrontarsi con il mondo che si trova di fronte e per cercare soluzioni alternative per uscire dall’impasse.
Tom Tykwer traspone sullo schermo il Ologramma per il re di Dave Eggers, per mettersi alla prova con alcune delle sue tematiche ricorrenti come il tempo, la realtà, la superficie. L’attesa è il motore narrativo di questa sceneggiatura, che provoca continui cortocircuiti tra chi è presente e chi si fa attendere, in un confronto che oppone lisce superfici esotiche (vetri, mura, tendoni, ceramiche) e volti segnati dal tempo e dalla ricerca di sottrarsi ai suoi effetti, di cui Hanks è quasi l’unico rappresentante. Allontanandosi dalla facile dicotomia Oriente contro Occidente, Aspettando il re si concentra su scontri interiori, con relazioni umane che si trovano al costante inseguimento di utopie virtuali, per sfuggire alle anomalie di ognuno di noi (il bozzo sulla schiena di Alan, per esempio). Tutte le analisi si svolgono sui “riflessi” del film: alla scenografia è assegnato il compito di opporre scenari desertici orientali a un abbigliamento occidentale stridente e poco adatto, mentre il volto del protagonista diventa il luogo elettivo della rappresentazione dei conflitti che a vari livelli tangono la quotidianità. Pieghe reali e metaforiche disegnano un percorso labirintico, senza inizio né fine, alla ricerca di un piano su cui potersi riflettere e osservare la propria immagine: dallo specchio ai rituali mattutini, dagli ologrammi agli schermi del computer, le superfici più trasparenti finiscono quasi sempre con il mostrare la verità e allo stesso tempo dividere l’individuo da essa, mentre l’opacità di tele, veli e mura fortificate impediscono, con la loro genuinità materica, di scorgere ciò che muove le azioni di tutti. Pur arenandosi in alcuni momenti di scrittura eccessivamente didascalica, Tykwer ritrova Hanks in una narrazione dall’afflato soave eppure terribile nel confronto con se stesso, peccando talvolta di un concettualismo stagnante. Il binomio tra presenti e assenti, tra conosciuto e sconosciuto, tra realtà e supposizioni mette in luce infiniti cortocircuiti presenti sulle apparenze che ci uniscono (e al contempo dividono) culturalmente e che la performance di Tom Hanks mette in risalto con decisione nonostante una scelta interpretativa che resta quasi sommessa, senza pretenziosi virtuosismi.
Aspettando il re [A Hologram for the King, Gran Bretagna/Francia/Germania/USA 2016] REGIA Tom Tykwer.
CAST Tom Hanks, Alexander Black, Sarita Choudhury, Ben Whishaw.
SCENEGGIATURA Tom Tykwer (tratta dal romanzo Ologramma per il re di Dave Eggers). FOTOGRAFIA Frank Grieba. MUSICHE Johnny Klimek, Tom Tykwer.
Drammatico, durata 97 minuti.